Anche quest'anno il Centro Internazionale di Brera è tra le sedi istituzionali della manifestazione promossa da maggiori editori in collaborazione con il Comune di Milano.
La storica manifestazione milanese delle novità librarie si sviluppa attraverso la promozione di altri singoli appuntamenti che si svolgono durante il corso dell'anno. Dopo l'esperienza del 2022, nel 2023 si aggiungono altre due novità: "La Casa della Voce", un nuovo spazio nella ex Fornace sull'alzaia del Naviglio Pavese organizzato e gestito dall'area Biblioteche del Comune di Milano che già in questa edizione ospita una Maratona di Letture ad Alta Voce con attori professionisti, giovani aspiranti, scrittori e protagonisti dell'editoria. Inoltre prende il via sempre in questa settimana il progetto "Lettura Intorno - Boockcity Tutto l'Anno" con eventi dedicati a bambine, bambini delle scuole sin dalle elementari.
Infine Bookcity esce d'ora in poi da Milano, e raggiuge anche a Lodi e Cremona.
Questo di seguito è il programma giornaliero in calendario nel Centro Brera dal 14 al 19 novembre.
14 NOVEMBRE 0RE 17.00
Primo anno di Nido di Gazza.
La rivista letteraria apre le ali sulla città.
Con Matteo Parmigiani e Piero Mezzasalma. A cura di Nido di Gazza
14 NOVEMBRE 0RE 19.00
I no che non ho detto e quelli che avrei voluto dire
Con Camilla Ronzullo (Zelda was a writer) e Mattia Insolia
15 NOVEMBRE 0RE 17.00
Scrittrici: tutta un'altra storia. Con Donatella Martini, Valeria Palumbo, Giulia Morelli e Johnny Bertolio.
A cura di Donne in Quota
15 NOVEMBRE 0RE 18.30
L'editore ideale nel centenario della casa editrice di Gobetti
Con Marta Vicari, Federica Savini e Giorgio Fontana
16 NOVEMBRE 0RE 17.00
Le donne che vissero in un sogno (e nella letteratura)
Con Natascia Tonelli e Alessandro Zaccuri
16 NOVEMBRE 0RE 18.30
Storie di coraggio e di dignità nello sport
Con Gino Cervi e Joshua Evangelista.
Modera Francesco Cataluccio
17 NOVEMBRE 0RE 11.00
Da Ischia L'Arte – DILA APS
A cura dell'Associazione di Promozione Sociale "Da Ischia L'Arte – DILA APS"
17 NOVEMBRE 0RE 15.30
Scrivere di draghi
Con Marina Lenti
17 NOVEMBRE 0RE 18.30
Shelf. Il posto dei libri live
Con Alessandro Barbaglia e Chiara Sgarbi
18 NOVEMBRE 0RE 12.30
A cosa servono gli archivi?
Con Federico Valacchi e Lorenzo Pezzica
18 NOVEMBRE 0RE 16.00
Narratori di memoria
Con Aleksandar Hemon e Helena Janeczek.
Modera Andrea Tarabbia. A cura di Fondazone Arnoldo e Alberto Mondadori
19 NOVEMBRE 0RE 10.00
Lavorare in editoria.
Laboratorio di correzione bozze
Con Elisa Calcagni
19 NOVEMBRE 0RE 14.00
Libri di primo soccorso
Con Carolina Capria, Massimo Ferrone e Mariella Martucci
19 NOVEMBRE 0RE 18.30
Bianciardi 100+1
Con Luciana Bianciardi, Gabriella D'Ina, Alvaro Bertani e Federica Albani
Si inaugura MARTEDì 7 NOVEMBRE con la Cerimonia d’apertura all’Auditorium Testori del Palazzo della Regione Lombardia (piazza Citta della Lombardia Milano) la finale del Campionato Mondiale “SPORT MOVIES &TV 2023” 40th MILANO INTERNATIONALE FICTS FEST del Cinema, della televisione, della Cultura e della Comunicazione
“SPORT MOVIES & TV 2023” (Vedi Programma in allegato) si svolge nell’arco di cinque giorni di Tv, Cinema e Cultura sportiva in programma a Milano dal 7 all’11 novembre, all’insegna dello Slogan “CULTURE THROUGH SPORT” e dei “Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano Cortina 2026”. La Manifestazione comprende Proiezioni, Meeting, Workshop, Mostre e l’accesso gratuito a 27.234 audio-video a tema olimpico e sportivo attraverso la Piattaforma SPORTMOVIESTV.COM.
L’evento è organizzato dalla FICTS – Fédération Internationale Cinéma Télévision Sportifs, a cui aderiscono 130 Nazioni (presieduta dal prof Franco Ascani, unico italiano nella Commissione Cultura e Patrimonio Olimpico del CIO), riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico per il quale promuove l’immagine dello sport attraverso il Cinema e la televisione.
Si concludono così a Milano le Fasi dei 20 Festival del “World FICTS Challenge 2023” che hanno coinvolto le maggiori città di venti Paesi: Barcellona (Spagna), Buenos Aires (Argentina), Cote d'Azur (Francia), Miami (USA), Kampala (Uganda), Kingston (Giamaica), Liberec (Rep. Ceca), Lisbona (Portogallo), Nagano (Giappone), Budva (Montenegro), Nairobi (Kenya), Pechino (Cina), Phu Yen (Vietnam), Pristina (Kosovo), Rio de Janeiro (Brasile), Rogaška Slatina (Slovenia), Sarajevo (Bosnia), Tashkent (Uzbekistan), Teheran (I. R. Iran), Zlatibor (Serbia).
Saranno quattro le sedi a Milano, un Festival diffuso in cui, attraverso iniziative ad hoc, verrà promossa la cultura sportiva ed olimpica: l’Auditorium Testori di Palazzo Regione Lombardia, il Cinema Centrale (il più antico d’Italia), il Centro Internazionale Brera e, una sede in periferia il Teatro San Vito in Giambellino.
La guerra dentro l’Europa dopo una pandemia mondiale. Le minacce nucleari della Russia e l’atteggiamento spesso aggressivo della Cina. La corsa agli armamenti di molti nuovi protagonisti della scena internazionale. La dimensione cyber dei nuovi conflitti, ormai impossibili da vincere senza tecnologie e soluzioni in ambito spaziale. Il 2022 sarà ricordato come l’anno che ha rotto tutti i tabù, imponendo al mondo occidentale, quindi alla NATO e all’Europa, di affrontare questi temi abbandonando vecchi schemi ideologici, antiche paure, pregiudizi politici. Per l’Italia s’impone un cambio di passo enorme e ineludibile. Un cambio di passo che investe tutti e che non è, se non in parte minoritaria, di competenza dei militari. Libertà, democrazia, progresso civile e crescita economica non sono più separabili da un approccio maturo e coraggioso sui temi della Difesa. Non capirlo è grave e pericoloso. E per giunta irresponsabile. Giornalista di lungo corso ed esperto di comunicazione, Roberto Arditti affronta le tematiche più attuali in tema di corsa agli armamenti nella comunità internazionale e analizza la direzione intrapresa dal nostro Paese.
Lunedì 23 ottobre 2023 | Ore. 18.30
Presenta: Roberto Arditti
Dialoga con: Sergio Scalpelli, Marco Pogliani
La guerra dentro l’Europa dopo una pandemia mondiale. Le minacce nucleari della Russia e l’atteggiamento spesso aggressivo della Cina. La corsa agli armamenti di molti nuovi protagonisti della scena internazionale. La dimensione cyber dei nuovi conflitti, ormai impossibili da vincere senza tecnologie e soluzioni in ambito spaziale. Il 2022 sarà ricordato come l’anno che ha rotto tutti i tabù, imponendo al mondo occidentale, quindi alla NATO e all’Europa, di affrontare questi temi abbandonando vecchi schemi ideologici, antiche paure, pregiudizi politici. Per l’Italia s’impone un cambio di passo enorme e ineludibile. Un cambio di passo che investe tutti e che non è, se non in parte minoritaria, di competenza dei militari. Libertà, democrazia, progresso civile e crescita economica non sono più separabili da un approccio maturo e coraggioso sui temi della Difesa. Non capirlo è grave e pericoloso. E per giunta irresponsabile. Giornalista di lungo corso ed esperto di comunicazione, Roberto Arditti affronta le tematiche più attuali in tema di corsa agli armamenti nella comunità internazionale e analizza la direzione intrapresa dal nostro Paese.
"Se il Diario steso tra il 1483 e il 1506 da Giovanni Burcardo, maestro delle cerimonie sotto ben cinque papi, riesce ancora oggi a suscitare la nostra curiosità, è solo per una felice incoerenza. Originariamente concepito come una sorta di manuale a uso personale, che consentisse di orientarsi all’interno della complicatissima e fluttuante prassi liturgica vaticana, il Diario venne assai presto a mutare aspetto, nella misura in cui l’autore sollevava lo sguardo dalla Cappella Sistina a Roma, all’Italia e all’Europa, per inserirvi informazioni sulla vita della curia, sull’amministrazione dello Stato della Chiesa, sull’attività diplomatica e sui grandi eventi politici. [Burcardo] non è uno storico, e non si solleva mai al di sopra dei fatti bruti; tantomeno è un letterato, e non compie alcuno sforzo per darcene una descrizione accattivante ed efficace. Semplicemente annota che certi fatti sono avvenuti: senza selezionarli, senza distinguerli o metterli in relazione, senza inserirli in un qualche schema concettuale, senza ordinarli con un criterio che non sia quello banalmente cronologico." (Dalla prefazione di Luca Bianchi)
La guerra dentro l’Europa dopo una pandemia mondiale. Le minacce nucleari della Russia e l’atteggiamento spesso aggressivo della Cina. La corsa agli armamenti di molti nuovi protagonisti della scena internazionale. La dimensione cyber dei nuovi conflitti, ormai impossibili da vincere senza tecnologie e soluzioni in ambito spaziale. Il 2022 sarà ricordato come l’anno che ha rotto tutti i tabù, imponendo al mondo occidentale, quindi alla NATO e all’Europa, di affrontare questi temi abbandonando vecchi schemi ideologici, antiche paure, pregiudizi politici. Per l’Italia s’impone un cambio di passo enorme e ineludibile.
Alessandro Maggi è un compositore pianista italiano autodidatta. La musica è per lui un mezzo magico per esprimere ciò che vive sia dentro che fuori di sé, una lingua universale capace di emozionare e donare benessere. Maggi è un artista, un'anima entusiasta e curiosa che non smette mai di esplorare il mondo esoterico e metafisico. Come un moderno alchimista, riesce a trasformare le sue emozioni e pensieri in melodie coinvolgenti ed evocative.
Nell'ultimo anno ha abbracciato con successo il fenomeno degli house concert, perché il suo desiderio è quello di creare vicinanza ed empatia con il pubblico. Questo modo di comporre, che si genera “per Natura” e in una sorta di raptus epifanico, si sprigiona generando una grammatica sonora che fa riscoprire archetipi emozionali apparentemente rimossi.
Alessandro Maggi è un compositore pianista italiano autodidatta. La musica è per lui un mezzo magico per esprimere ciò che vive sia dentro che fuori di sé, una lingua universale capace di emozionare e donare benessere. Maggi è un artista, un'anima entusiasta e curiosa che non smette mai di esplorare il mondo esoterico e metafisico. Come un moderno alchimista, riesce a trasformare le sue emozioni e pensieri in melodie coinvolgenti ed evocative. Nell'ultimo anno ha abbracciato con successo il fenomeno degli house concert, perché il suo desiderio è quello di creare vicinanza ed empatia con il pubblico. Questo modo di comporre, che si genera “per Natura” e in una sorta di raptus epifanico, si sprigiona generando una grammatica sonora che fa riscoprire archetipi emozionali apparentemente rimossi.
Nel 1986 fu organizzata Futurismi postali, una mostra itinerante, accompagnata da un corposo catalogo articolato in tre sezioni: tematica, biografica e tipologica, sottotitolato Balla, Depero e la comunicazione postale futurista, a cura di Maurizio Scudiero insieme a Enrico Sturani (che si occupò de "l'altro Futurismo"). Questo nuovo studio si occupa della parte squisitamente futurista e, nel corso del tempo trascorso, le conoscenze e i ritrovamenti di materiale inedito sono state tante e tanti da rideterminare in parte il peso rappresentativo dei singoli artisti. Con un apparato iconografico di 820 immagini, si avrà una precisa sensazione di come lo sperimentalismo postale futurista sia stato un fatto tutt'altro che episodico, o legato ai singoli artisti, ma piuttosto una prassi estetica tout-court, e se vogliamo dirla tutta, il vero "atto originante" di quella che oggi chiamiamo Mail Art.
Nel 1986 fu organizzata Futurismi postali, una mostra itinerante, accompagnata da un corposo catalogo articolato in tre sezioni: tematica, biografica e tipologica, sottotitolato Balla, Depero e la comunicazione postale futurista, a cura di Maurizio Scudiero insieme a Enrico Sturani (che si occupò de "l'altro Futurismo"). Questo nuovo studio si occupa della parte squisitamente futurista e, nel corso del tempo trascorso, le conoscenze e i ritrovamenti di materiale inedito sono state tante e tanti da rideterminare in parte il peso rappresentativo dei singoli artisti. Con un apparato iconografico di 820 immagini, si avrà una precisa sensazione di come lo sperimentalismo postale futurista sia stato un fatto tutt'altro che episodico, o legato ai singoli artisti, ma piuttosto una prassi estetica tout-court, e se vogliamo dirla tutta, il vero "atto originante" di quella che oggi chiamiamo Mail Art.
Nel 1986 fu organizzata Futurismi postali, una mostra itinerante, accompagnata da un corposo catalogo articolato in tre sezioni: tematica, biografica e tipologica, sottotitolato Balla, Depero e la comunicazione postale futurista, a cura di Maurizio Scudiero insieme a Enrico Sturani (che si occupò de "l'altro Futurismo"). Questo nuovo studio si occupa della parte squisitamente futurista e, nel corso del tempo trascorso, le conoscenze e i ritrovamenti di materiale inedito sono state tante e tanti da rideterminare in parte il peso rappresentativo dei singoli artisti. Con un apparato iconografico di 820 immagini, si avrà una precisa sensazione di come lo sperimentalismo postale futurista sia stato un fatto tutt'altro che episodico, o legato ai singoli artisti, ma piuttosto una prassi estetica tout-court, e se vogliamo dirla tutta, il vero "atto originante" di quella che oggi chiamiamo Mail Art.
Martedì 26 settembre | Ore 10:00-17:30
LIBRO CITTÀ APERTA
5 tesi per le biblioteche del futuro
Di quale infrastruttura culturale abbiamo bisogno? Che tipo di spazio serve per modellare l’identità della città al fine di promuovere il benessere delle comunità attraverso la partecipazione culturale? Che tipo di servizio dobbiamo progettare guardando non alla transizione che stiamo attraversando ma al momento in cui il cambio di paradigma che ci riguarda tutti sarà definitivamente completato?
Le biblioteche pubbliche sono protagoniste di questa riflessione, in un momento in cui si stanno realizzando grandi progetti di biblioteche. Eppure la percezione pubblica delle biblioteche è ricca di contrasti, apparentemente statica e immobile nel cambiamento.
Le biblioteche possono decidere di sopravvivere senza essere più minimamente influenti oppure possono provare a sopravvivere reinventandosi, perfino ridefinendo la propria influenza.
La riflessione nasce dalle 5 leggi della biblioteconomia formulate da Shiyali Ramamrita Ranganathan, il padre della biblioteconomia indiana e probabilmente uno dei bibliotecari più famosi di tutti i tempi:
1. I libri sono fatti per essere usati.
2. A ogni lettore il suo libro.
3. A ogni libro il suo lettore.
4. Risparmia il tempo del lettore.
5. La biblioteca è un organismo che cresce.
Da queste sollecitazioni parte l’idea del convegno che ha l’obiettivo di ragionare sulle infrastrutture culturali del futuro pensate integralmente nel sistema del benessere e della qualità della vita e nel paradigma dello sviluppo umano.
La giornata si articolerà in 3 sessioni, dedicate ad approfondire il senso e il significato di tre dimensioni precise: lo Spazio, il Tempo e le Relazioni.
5 tesi saranno presentate e discusse alla fine per superare la distanza tra immaginario e immaginabile; per disegnare le infrastrutture culturali del futuro e i professionisti di cui abbiamo bisogno.
Interverranno alla discussione professionisti provenienti da diversi ambiti – dalla filosofia all’architettura, dall’economia all’editoria.
La direzione scientifica e la moderazione della giornata sono affidate a Chiara Faggiolani.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
Il convegno si inserisce all’interno del palinsesto BookCity durante l’anno.
Martedì 26 settembre | Ore 10:00-17:30
LIBRO CITTÀ APERTA
5 tesi per le biblioteche del futuro
Di quale infrastruttura culturale abbiamo bisogno? Che tipo di spazio serve per modellare l’identità della città al fine di promuovere il benessere delle comunità attraverso la partecipazione culturale? Che tipo di servizio dobbiamo progettare guardando non alla transizione che stiamo attraversando ma al momento in cui il cambio di paradigma che ci riguarda tutti sarà definitivamente completato?
Le biblioteche pubbliche sono protagoniste di questa riflessione, in un momento in cui si stanno realizzando grandi progetti di biblioteche. Eppure la percezione pubblica delle biblioteche è ricca di contrasti, apparentemente statica e immobile nel cambiamento.
Le biblioteche possono decidere di sopravvivere senza essere più minimamente influenti oppure possono provare a sopravvivere reinventandosi, perfino ridefinendo la propria influenza.
La riflessione nasce dalle 5 leggi della biblioteconomia formulate da Shiyali Ramamrita Ranganathan, il padre della biblioteconomia indiana e probabilmente uno dei bibliotecari più famosi di tutti i tempi:
1. I libri sono fatti per essere usati.
2. A ogni lettore il suo libro.
3. A ogni libro il suo lettore.
4. Risparmia il tempo del lettore.
5. La biblioteca è un organismo che cresce.
Da queste sollecitazioni parte l’idea del convegno che ha l’obiettivo di ragionare sulle infrastrutture culturali del futuro pensate integralmente nel sistema del benessere e della qualità della vita e nel paradigma dello sviluppo umano.
La giornata si articolerà in 3 sessioni, dedicate ad approfondire il senso e il significato di tre dimensioni precise: lo Spazio, il Tempo e le Relazioni.
5 tesi saranno presentate e discusse alla fine per superare la distanza tra immaginario e immaginabile; per disegnare le infrastrutture culturali del futuro e i professionisti di cui abbiamo bisogno.
Interverranno alla discussione professionisti provenienti da diversi ambiti – dalla filosofia all’architettura, dall’economia all’editoria.
La direzione scientifica e la moderazione della giornata sono affidate a Chiara Faggiolani.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
Il convegno si inserisce all’interno del palinsesto BookCity durante l’anno.
NOTIZIE sull’ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA – onlus –
L’Associazione Mazziniana Italiana, nata in clandestinità a Milano nell’Agosto 1943, come movimento di riscatto nazionale nell’Italia divisa ed oppressa dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, ha partecipato, attraverso la militanza di molti suoi aderenti nelle formazioni partigiane come le Brigate Mazzini e altre, alla lotta della Resistenza e all’insurrezione del 25 aprile 1945.
A Liberazione avvenuta ha partecipato attivamente alla campagna per il referendum istituzionale sostenendo la soluzione repubblicana e a quella per la realizzazione dell’unità federale europea, ed ha continuato la sua azione come libero sodalizio di cultura e di educazione, indipendente da qualsiasi partito politico ( come recita l’art. 1 del suo Statuto ) e senza scopo di lucro.
Dal 2.12.98 è iscritta all’Anagrafe delle onlus
A tutt’oggi l’A.M.I. è fra i soggetti ammessiai benefici del 5x’000 dell’imposta sui redditi delle persone fisiche.
E’ un libero sodalizio apartitico di cultura democratica, come recita l’art.1 del suo attuale Statuto.
L’Associazione conta oggi cinquantatrè sezioni sparse su tutto il territorio nazionale e all’estero.
Pubblica ininterrottamente da 78 anni una rivista di cultura storico politica Il Pensiero Mazziniano (oggi quadrimestrale ) .E’ dotata di un sito web: www.associazionemazziniana.it
Oltre ad attività di conservazione e valorizzazione di materiale di interesse storico, documentario ed archivistico, l’A.M.I. svolge intensa attività nel campo della promozione e conoscenza della storia risorgimentale e della vita civile ed istituzionale dell’ Italia contemporanea mediante convegni, congressi, mostre itineranti e visite ai siti storici del mazzinianesimo, attua iniziative di educazione civica anche attraverso interventi nelle scuole, organizza pubblici dibattiti finalizzati a sensibilizzare l’opinione pubblica sui grandi temi che coinvolgono le coscienze e la partecipazione individuale e collettiva in relazione alle questioni cruciali e alle esigenze del paese e della società moderna.
E’ dotata di una Biblioteca “M.Quadrio”di interesse storico-politico e si è proceduto alla catalogazione in SBN di oltre 6.000 titoli, oggi consultabili in rete.
L’A.M.I. infine svolge una ricca attività pubblicistica ed editoriale fondamentalmente orientata ad una larga diffusione del pensiero e dell’opera di Mazzini e di rappresentanti del filone democratico fino ai giorni nostri, ma anche riservata al settore degli studi e della saggistica storica.
Il domicilio fiscale e recapito postale è a Modigliana ( FC ):
Associazione Mazziniana italiana –onlus –
Segreteria Nazionale
Via Don G. Verità, 33 – ( 47015 ) Modigliana (FC)
C.F.97004760159 - P.IVA 03407330400
Tel. 0546.942974 – E-mail: ami.segreteria@libero.it
NOTIZIE sull’ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA – onlus –
L’Associazione Mazziniana Italiana, nata in clandestinità a Milano nell’Agosto 1943, come movimento di riscatto nazionale nell’Italia divisa ed oppressa dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, ha partecipato, attraverso la militanza di molti suoi aderenti nelle formazioni partigiane come le Brigate Mazzini e altre, alla lotta della Resistenza e all’insurrezione del 25 aprile 1945.
A Liberazione avvenuta ha partecipato attivamente alla campagna per il referendum istituzionale sostenendo la soluzione repubblicana e a quella per la realizzazione dell’unità federale europea, ed ha continuato la sua azione come libero sodalizio di cultura e di educazione, indipendente da qualsiasi partito politico ( come recita l’art. 1 del suo Statuto ) e senza scopo di lucro.
Dal 2.12.98 è iscritta all’Anagrafe delle onlus
A tutt’oggi l’A.M.I. è fra i soggetti ammessiai benefici del 5x’000 dell’imposta sui redditi delle persone fisiche.
E’ un libero sodalizio apartitico di cultura democratica, come recita l’art.1 del suo attuale Statuto.
L’Associazione conta oggi cinquantatrè sezioni sparse su tutto il territorio nazionale e all’estero.
Pubblica ininterrottamente da 78 anni una rivista di cultura storico politica Il Pensiero Mazziniano (oggi quadrimestrale ) .E’ dotata di un sito web: www.associazionemazziniana.it
Oltre ad attività di conservazione e valorizzazione di materiale di interesse storico, documentario ed archivistico, l’A.M.I. svolge intensa attività nel campo della promozione e conoscenza della storia risorgimentale e della vita civile ed istituzionale dell’ Italia contemporanea mediante convegni, congressi, mostre itineranti e visite ai siti storici del mazzinianesimo, attua iniziative di educazione civica anche attraverso interventi nelle scuole, organizza pubblici dibattiti finalizzati a sensibilizzare l’opinione pubblica sui grandi temi che coinvolgono le coscienze e la partecipazione individuale e collettiva in relazione alle questioni cruciali e alle esigenze del paese e della società moderna.
E’ dotata di una Biblioteca “M.Quadrio”di interesse storico-politico e si è proceduto alla catalogazione in SBN di oltre 6.000 titoli, oggi consultabili in rete.
L’A.M.I. infine svolge una ricca attività pubblicistica ed editoriale fondamentalmente orientata ad una larga diffusione del pensiero e dell’opera di Mazzini e di rappresentanti del filone democratico fino ai giorni nostri, ma anche riservata al settore degli studi e della saggistica storica.
Il domicilio fiscale e recapito postale è a Modigliana ( FC ):
Associazione Mazziniana italiana –onlus –
Segreteria Nazionale
Via Don G. Verità, 33 – ( 47015 ) Modigliana (FC)
C.F.97004760159 - P.IVA 03407330400
Tel. 0546.942974 – E-mail: ami.segreteria@libero.it
Luigi Daelli, Gino come si firmava abbreviando il nome, fu editore e tipografo (Como 1816 - Bois-Colombes 1882); diresse la Tipografia Elvetica di Capolago (1849-53); quindi a Milano pubblicò, tra l'altro, la Biblioteca rara (ristampa di opere rare, a cura di E. Camerini), e il Politecnico di Carlo Cattaneo. Stampò la prima edizione di tutte le opere di G. Mazzini. Di quest’opera abbiamo acquisito alla nostra Biblioteca di Brera l’originale in sei volumi titolati “Scritti editi ed inediti” di Giuseppe Mazzini, Edizione diretta dall’Autore. In epigrafe: “Dio e Popolo”. Anno di stampa 1861, l’anno dell’Unità (Roma esclusa) e undici anni prima della morta del Maestro a Pisa in casa Nathan-Rosselli. “Parlai quando tutti tacevano”, scrive Mazzini nella nota del frontespizio. “E se la gioventù d’Italia si commosse alle mie parole, segno è che le mie parole rispondevano a tendenze occulte, ma potenti ed ingenite, e scese attraverso lunghe tradizioni storiche fino ai nostri tempi”. Gino Daelli che ebbe in dono la proprietà degli scritti – che precedono la più nota Edizione Nazionale di Imola del 1905 a stampa di Galeati ( che stampò anche l’Avanti di Andrea Costa e recentemente anche l’ultima nostra edizione del Centro Brera ora sospesa), l’edizione Nazionale è in larga parte nella nostra Biblioteca ma integralmente presente in quella dell’Associazione Nazionale Mazziniana e raccoglie praticamente tutto, anche “i biglietti di servizio” di Mazzini, in 94 volumi G.Daelli dedica l’opera a Giuseppe Garibaldi chiedendone il consenso: “Onorevole Signor Generale, ho ottenuto dal Sig. Mazzini la proprietà de’ suoi scritti letterarj e politici e sto per intraprenderne un’edizione completa – la quale io Vi offerisco e dedico – perché mi pare che vi appartenga e per l’antica amicizia che vi lega all’Autore e per aver voi dato al mondo il più felice commento pratico de’ suoi principj” Milano, il 22 Marzo 1861. Risponde senza fronzoli il Generale: “ Caprera, 5 giugno 1861. Confermo quanto già scrissi al signor Stampa, di accettare con gratitudine la Dedica di cui volete onorarmi, delle Opere di Mazzini. Gradite i sensi della distinta stima del vostro, Giuseppe Garibaldi”
Nella lunga prefazione all’Opera che egli stesso ha curato nella selezione degli scritti e studi, Mazzini evoca Dante come vero padre dell’idea di Nazione per dare indipendenza all’Italia. Parole che se aggiornate sono tutt’ora attuali nella loro ispirazione. Scrive: “Ho detto ch’io non intendo scrivere la mia vita e balzo al 1827. Sul finire credo dell’anno anteriore, io avea scritte le mie prime pagine letterarie, mandandole audacemente all’Antologia di Firenze, che, molto a ragione non le inserì e ch’io aveva interamente dimenticate; finchè le vidi molti anni dopo inserite, per opera di Niccolò Tommaseo, nel Subalpino. Versavano su Dante ch’io dal 1821 al 1827 aveva imparato a venerare non solamente come poeta, ma come Padre della Nazione….L’Arte non è il capriccio d’uno o d’altro individuo, ma una solenne pagina storica o una profezia. E se armonizza in sé la doppia missione, tocca, come sempre in Dante e talora in Byron, il sommo della potenza”.
Noi riponiamo in libreria, nell’ occasione del XXIX congresso dell’Associazione Nazionale Mazziniana che ospitiamo dall’8 al 10 settembre, i sei volumi degli Scritti di Mazzini del 1861 - da lui stesso curati - e ne raccomandiamo la consultazione agli iscritti alla Biblioteca. Certamente in tempi non lontani, ma prossimi alle elezioni europee, “scostandoci dallo scorrere del mondo per fare un passo Avanti” organizzeremo una selezione per la lettura comune nella sala del Centro Brera per cercare comuni radici di una nuova “Giovine Europa” senza mai più guerra.
DUOMO TIME WALK. ESPERIENZA DI REALTÀ AUMENTATA ALLA SCOPERTA DELLA CATTEDRALE
A partire da oggi e grazie alla collaborazione con ARt-Glass®, nasce oggi una nuova modalità per scoprire il Duomo, godendo della possibilità di una visita guidata immersiva impreziosita da una straordinaria esperienza immersiva, attraverso l’utilizzo della Realtà aumentata.
La realtà aumentata integra con un’immagine virtuale ciò che il visitatore vede attraverso gli smartglass, geo referenziandone la posizione e sovrapponendo simulazioni grafiche agli elementi architettonici e agli spazi che vengono osservati. La ricostruzione virtuale diviene così un sussidio per il visitatore al fine di migliorare la comprensione del sito in cui si trova.
Sarà così possibile ammirare l’Area Archeologica del Duomo di Milano, con il Battistero di San Giovanni alle Fonti, attraverso una ricostruzione che ci condurrà fino all’età di Ambrogio, scoprire il funzionamento della meridiana della Cattedrale o la salita della Nivola fino al Santo Chiodo, esplorando i volti e le facciate del Monumento nel corso dei secoli.
Gli smartglass che sono utilizzati per il progetto sono gli Epson Moverio BT-350, ergonomici e resistenti, progettati per essere indossati da un numero elevato di visitatori, anche con occhiali da vista, il cui display HD a 720p e un’elevata luminosità assicurano immagini nitide e colori vivaci.
VERGINE E’ LA PAROLA
S. Marcellina Patrona di Brera
E’ nostro dovere dedicare il ricordo di questo giorno, 17 luglio del 2023, a Santa Marcellina,
romana, sorella maggiore di sant’Ambrogio e fondatrice della chiesa di San Carpoforo e della
Canonica dove ora è la Biblioteca del Centro Internazionale di Brera.
Tutto ciò ebbe inizio nella metà del 300 d.C. appena 20 anni dopo l’editto di Costantino che rese
legale il culto cristiano. Stiamo dunque abitando - e ora celebrando - una delle prime Case
cristiane d’Europa. Mentre Ambrogio, da governatore della provincia di Milano - secondo i
distretti dell’Impero Romano d’Occidente, Milano giungeva fino a Pavia e in Liguria - è acclamato
Vescovo di Milano durante la dura lotta con gli Ariani, Marcellina e le sue sei compagne (sorelle) -
tante quante le vestali che abitavano il tempio di Vesta che Ella fa rinascere come Casa cristiana
- dopo aver seguito S. Gerolamo fino a Gerusalemme e lasciatolo in Grecia dove egli scelse
prudentemente di vivere per non fare il Papa ( allora 300 papi morivano martirizzati), raggiunge
il fratello Ambrogio a Milano.
Dunque noi oggi, 17 luglio 2023, abitiamo una Casa di oltre 1.700 anni e passa. Le mura sono
quelle, il pavimento è quello, la struttura architettonica è quella, la vetrata è quella.
C’è un Centro culturale a Milano di questa longevità? No. E’ escluso. Siamo stati bravi? No,
escluso.
C’è invece una ispirazione che vive durante i secoli nella mura, perché anche le pietre parlano in
silenzio. Tutti i visitatori ne restano affascinati (ne faremo a breve un recente elenco di grande
qualità)
Per questo dedichiamo queste poche righe alla figura di Marcellina vergine. Non alla Canonica,
ma a Lei.
Vergine! Scandaloso…Eppure lì è il segreto. Scrive S. Ambrogio nel De Verginibus dedicato alla
sorella – sua ispiratrice spirituale ma anche politica nei confronti dell’imperatrice Giustina filo-
ariana, moglie dell’Imperatore Valentiniano. Ambrogio non intende affatto sconsigliare o
disprezzare il matrimonio: “Qualcuno dirà: dunque tu sconsigli le nozze. No, non le sconsiglio e
condanno coloro che sono soliti sconsigliarle, dato che sono solito considerare i matrimoni di
Sara, Rebecca, e di Rachele e della tre antiche donne, come esempio di virtù straordinarie. Infatti
chi condanna il vincolo matrimoniale, condanna anche i figli e condanna la società umana. Se
elenco i pregi della verginità è perché è un dono riservato a poche, mentre quello è per tutte.
Confronto le cose buone con le cose buone, perché sia facilmente più evidente quel che è
meglio”.
Vergini del resto erano anche le Vestali di cui Marcellina e le sorelle convertono il fine della cura
del fuoco nel tempio, da fuoco civico a fuoco spirituale.
E’ una cultura spirituale che cambia l’Impero senza stravolgerne le istituzioni.
Il segreto è dunque questo: la prova della verginità è associata all’uso della parola.
La parola ( e la persona) è “vergine” nel distacco dal degrado della vita mondana. E lo può essere
nel cambiamento e in continuità con i culti precedenti. Con il loro adeguamento secondo la
Diaconia (il servizio cristiano) alla cura delle anime e alla cura del bisogno verso la società
circostante, in tal caso quella di Brera (Braida) particolarmente degradata come tutta quell’area
fuori da Porta Cumana, anche nei secoli successivi sulla via Comasina che collega ancora oggi
Milano a Como.
Questa edificazione spirituale a motivo della edificazione materiale e sociale non è mai stata
assente - seppure in forme e modi diversi - dalle pietre di San Carpoforo e della Canonica.
Per Marcellina è la carità ad aiutarci, a darci lo stimolo per spingerci ad agire subito, a non
permettere che il trascorrere del tempo renda abituale e perciò sopportabile il mutismo e il
rancore. Per Marcellina la Parola è un dono divino che è stato dato all’uomo e ancor più alle
donne per fare del bene.
La Parola acquista per Marcellina il valore dei Talenti nel Vangelo, e va usata bene: ogni altro uso
improprio genera tristezza e solitudine: “Quanta umiltà ci vuole per evitare che una divergenza si
incancrenisca in un risentimento quando entra nel giro delle relazioni quotidiane che impedisce
persino il saluto”.
Il tema delle relazioni è dunque centrale nella diaconia e nel servizio di Marcellina:
“Il parlare – scrive Marcellina - venga dal silenzio dalla carità”. Questo è il senso del cambiamento
nella prova della verginità. “Tutto si faccia per l’edificazione” scrive a proposito dell’importanza
della parola: “Queste parole servono per edificare il bene o solo per aumentare il malumore?”. E
aggiunge: “E’ abitudine anche tra noi che se un fratello o una sorella sbagliano tutti dovremmo
imparare l’arte di dire una buona parola, in luogo di correre a criticarlo verso gli altri”.
Sembrano banalità. Sono principi di convivenza. Sono il segno di una disciplina interiore – questo
è solo un esempio tratto dalle tre lettere pervenuteci di Marcellina – che ha tenuto ferma la rotta
delle anime a beneficio di tutto il Borgo di Brera e del suo successo nell’ influenza sulla società
milanese.
Lunedì 10 Luglio 2023 | Ore 18.00
Presentazione del Libro: "Contro Vento -Il coraggio della pecora nera, Pensieri in libertà dalla pandemia" di Francesco Carbini.
A colloquio con l'autore: Andrea Ruggieri (Direttore responsabile Il Riformista)
"Non posso farci nulla se il mio essere libero mi porta molto spesso ad andare ostinatamente in direzione contraria. Come quando tira un forte vento e continui a camminare, facendo tanta fatica ma fiero di sfidare quella forza della natura. E un po' come la pecora nera: derisa, disapprovata, fino a essere emarginata. Ricerche scientifiche hanno messo in luce che le pecore nere sviluppano un elemento fondamentale: la resilienza, ossia la capacità di un materiale di assorbire un urto senza ammaccarsi e senza rompersi. In psicologia, tale parola indica l'abilità di un individuo di affrontare un trauma o un periodo difficile superandolo senza conseguenze. Insomma, si tratta del potere di risorgere dalle proprie ceneri, di trasformarsi e rigenerarsi senza cambiare la propria natura e traendo vantaggio dalle esperienze negative. Un po' quello di cui abbiamo bisogno un po' tutti noi, per superare questo lunghissimo incubo chiamato "Covid-19" e andare oltre la tempesta".
Lunedì 10 Luglio 2023 | Ore 18.00
Presentazione del Libro: "Contro Vento -Il coraggio della pecora nera, Pensieri in libertà dalla pandemia" di Francesco Carbini.
A colloquio con l'autore: Andrea Ruggieri (Direttore responsabile Il Riformista)
"Non posso farci nulla se il mio essere libero mi porta molto spesso ad andare ostinatamente in direzione contraria. Come quando tira un forte vento e continui a camminare, facendo tanta fatica ma fiero di sfidare quella forza della natura. E un po' come la pecora nera: derisa, disapprovata, fino a essere emarginata.
«Secolo breve», «epoca di speranze e tragedie», «età della fine delle ideologie». Sono tante le definizioni del Novecento nel terzo millennio, in quella geografia enigmatica e indecifrabile che è il postmoderno. Demonizzato o santificato, incolpato o assolto, ha impresso una svolta epocale a economia e politica, ha inciso nel tessuto culturale e sociale del nostro paese, infrangendo equilibri secolari, mandando in frantumi la linea di continuità tra passato e futuro. Fino al salto decisivo: il tramonto della civiltà contadina e l’avvento dell’industrializzazione. Attraverso snodi e fenomeni della storia italiana Giuseppe Lupo, appassionato studioso della stagione del boom economico, ripercorre il «paradigma interpretativo del moderno», dando voce alle sue figure più rappresentative, da Vittorini a Testori, da Fortini a Mastronardi, da Calvino a Pasolini. Facendo luce sul controverso rapporto fra umanesimo e scienza nella narrativa di fabbrica e nei periodici aziendali del secondo dopoguerra – da Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri a Memoriale di Paolo Volponi, dalla rivista «Pirelli» a «Civiltà delle Macchine» –, approda al «realismo liquido» odierno, dominato dalla fine di quel proletariato che un tempo pareva marciare compatto e oggi sembra invece fragile e desueto. Se persone comuni ed élite intellettuali hanno reagito spesso con disagio e diffidenza a oscillazioni e problematiche che il vento del progresso ha portato con sé, forse è arrivato il momento di invertire la rotta. Di far riemergere dal sottosuolo in cui è rimasta nascosta una controlettura della modernità, originale, alternativa, progettuale, che aspiri a modificare il mondo, a «recidere il cordone ombelicale con il secolo terribile e maestoso di cui ci sentiamo ancora figli».
«Secolo breve», «epoca di speranze e tragedie», «età della fine delle ideologie». Sono tante le definizioni del Novecento nel terzo millennio, in quella geografia enigmatica e indecifrabile che è il postmoderno. Demonizzato o santificato, incolpato o assolto, ha impresso una svolta epocale a economia e politica, ha inciso nel tessuto culturale e sociale del nostro paese, infrangendo equilibri secolari, mandando in frantumi la linea di continuità tra passato e futuro. Fino al salto decisivo: il tramonto della civiltà contadina e l’avvento dell’industrializzazione. Attraverso snodi e fenomeni della storia italiana Giuseppe Lupo, appassionato studioso della stagione del boom economico, ripercorre il «paradigma interpretativo del moderno», dando voce alle sue figure più rappresentative, da Vittorini a Testori, da Fortini a Mastronardi, da Calvino a Pasolini. Facendo luce sul controverso rapporto fra umanesimo e scienza nella narrativa di fabbrica e nei periodici aziendali del secondo dopoguerra – da Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri a Memoriale di Paolo Volponi, dalla rivista «Pirelli» a «Civiltà delle Macchine» –, approda al «realismo liquido» odierno, dominato dalla fine di quel proletariato che un tempo pareva marciare compatto e oggi sembra invece fragile e desueto. Se persone comuni ed élite intellettuali hanno reagito spesso con disagio e diffidenza a oscillazioni e problematiche che il vento del progresso ha portato con sé, forse è arrivato il momento di invertire la rotta. Di far riemergere dal sottosuolo in cui è rimasta nascosta una controlettura della modernità, originale, alternativa, progettuale, che aspiri a modificare il mondo, a «recidere il cordone ombelicale con il secolo terribile e maestoso di cui ci sentiamo ancora figli».
«Secolo breve», «epoca di speranze e tragedie», «età della fine delle ideologie». Sono tante le definizioni del Novecento nel terzo millennio, in quella geografia enigmatica e indecifrabile che è il postmoderno. Demonizzato o santificato, incolpato o assolto, ha impresso una svolta epocale a economia e politica, ha inciso nel tessuto culturale e sociale del nostro paese, infrangendo equilibri secolari, mandando in frantumi la linea di continuità tra passato e futuro. Fino al salto decisivo: il tramonto della civiltà contadina e l’avvento dell’industrializzazione. Attraverso snodi e fenomeni della storia italiana Giuseppe Lupo, appassionato studioso della stagione del boom economico, ripercorre il «paradigma interpretativo del moderno», dando voce alle sue figure più rappresentative, da Vittorini a Testori, da Fortini a Mastronardi, da Calvino a Pasolini. Facendo luce sul controverso rapporto fra umanesimo e scienza nella narrativa di fabbrica e nei periodici aziendali del secondo dopoguerra – da Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri a Memoriale di Paolo Volponi, dalla rivista «Pirelli» a «Civiltà delle Macchine» –, approda al «realismo liquido» odierno, dominato dalla fine di quel proletariato che un tempo pareva marciare compatto e oggi sembra invece fragile e desueto. Se persone comuni ed élite intellettuali hanno reagito spesso con disagio e diffidenza a oscillazioni e problematiche che il vento del progresso ha portato con sé, forse è arrivato il momento di invertire la rotta. Di far riemergere dal sottosuolo in cui è rimasta nascosta una controlettura della modernità, originale, alternativa, progettuale, che aspiri a modificare il mondo, a «recidere il cordone ombelicale con il secolo terribile e maestoso di cui ci sentiamo ancora figli».
APOCALISSE, RIVELAZIONE DI GESU’ MESSIA
PENSIERI LEGGENDO
Da un testo introduttivo di Mario Luzi al Volume “Apocalisse, rivelazione di Gesù Messia” a cura di Gianantonio Borgonovo, ripreso nelle parti scelte e commentato in chiusura.
La profezia, la escatologia di cui anche l’Apocalisse fa parte erano misure e forme intrinseche alla mente religiosa e anche al gusto letterario della tradizione veterotestamentaria ed è stato osservato come trabocchino episodicamente anche nel Nuovo Testamento.
Quanto per un lettore moderno, sia pure predisposto, si risolve in una pura fantasmagoria sacra, oppure contiene ammonimenti e avvisi?
Di sicuro il testo che abbiamo di fronte assume una eccezionalità lampante, ma proviene da una tradizione letteraria ancora viva ai tempi di Gesù.
Nell’Apocalisse siamo continuamente posti di fronte a figurazioni.
La prospettiva temporale applicata all’Apocalisse non regge, slitta, sfugge da ogni parte. Non è omogenea con il singolare tenore del profetare secondo la misura coerente del tempo umano.
Tuttavia c’è un clima di grande inquietudine, di timore, di attesa spaventata dal giudizio; nonché una minaccia catastrofica che incombe come un ordine punitivo negli avvenimenti. Difficile ritenere tutto questo una necessaria affermazione del Dio vittorioso.
Che cosa si vuole disvelato e nello stesso tempo occultato all’uomo mediante questa profezia? L’uomo è chiamato in causa come spettatore di un trionfo e di un potere sovrumano. Eppure questa primaria ostensione di gloria e di di forza lo concerne direttamente come oggetto della sua autorità e giudizio: l’Umanità è l’elemento vile su cui si rovesciano calamità e castighi.
Si può presumere che il fine dell’Apocalisse sia l’affermazione di una grande disparità tra il divino e l’umano.
Solo se riusciamo a tenere stretto questo nesso tra il pericolo imminente e le offerte di scampo, il testo dell’Apocalisse può avere presa su di noi. Esso non è commemorativo, non è incitativo, ma trasfigura una situazione permanente dell’uomo mortale.
Perché l’umanità deve subire tante prove? Qual è il debito degli uomini, che cosa debbono espiare? Questo è il grumo oscuro che è difficile sciogliere: siamo associati al dramma del mondo, siamo chiamati a farne parte? O dobbiamo per meraviglia assistere a una definitiva vittoria?
Così inteso ben poco rimane di “apocalittico” nella nostra corrente accezione di “apocalisse”, che intendiamo comunemente come catastrofe., ma che ora possiamo vedere come promessa e consolazione. Rivelazione di un destino oltre la storia.
L’apocalisse che abbiamo vissuto nel secolo scorso, nelle sue varie fasi, non ci dice granchè in quanto a svelamento, ed è anche troppo banale come prefigurazione del futuro. Abbiamo visto soprattutto la distruzione dell’uomo come creatura; la sua cancellazione come entità distinta, la sua nulificazione come individuo in sé compiuto e dunque la sua riduzione a numero, la sua svalutazione totale come essere vivente. Lo abbiamo visto nella massificazione; lo abbiamo visto nel genocidio nazista; nell’universo concentrazionario sovietico.
In questo senso l’uomo nell’occhio del ciclone è forse il meno idoneo a ricevere il conforto e l’ammonimento della profezia che lo riguarda. Di riflesso nasce il sospetto che la profezia non lo riguardi e che la grande ostensione sia nel Cielo per i celesti e sia al termine di una contesa capitale in cui il Male sia stato vinto e a Satana rimanga un forte ma angusto potere.
L’eccezionalità dell’Apocalisse infatti è l’effetto dell’enfasi di prodigi e aspettative impliciti nella religione come tale.
C’è da tener conto di una predilezione profetica della mente israelitica, di cui un filone è particolarmente caro alla sensibilità e alla fantasia degli Ebrei, tuttavia si entra nel religioso, forse nel religioso al quadrato quando sprofondiamo nelle pagine dell’uomo di Patmos.
Il paradosso che colpisce la nostra mentalità occidentale, è che lo svelamento inerente alla nozione stessa di apocalisse si sviluppi in una serie di visioni da decifrare.
Eppure questa fusione di manifestato e occultato entra nella Poesia dell’Europa a partire da Dante, che non la riesuma, ma ne prolunga la tradizione poco divulgata ma costante nella cultura religiosa.
Qual è il tema, qual è il contenuto dello “svelamento” giovanneo? Quali i vari argomenti dell’allegoria? Che lo spirito è all’erta, la realtà è subdola, l’Ordine e Superiore comunque.
La natura profetica è metamorfica, nessuna visione è ferma nelle sue immagini. Tutte traboccano di significazione simbolica e trapassano ciascuna a quella successiva.
L’anima in questo testo è il mutamento più che la rappresentazione.
“L’Angelo mi mostrò il fiume d’acqua della vita, limpido come il cristallo che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla pazza della città e al fiume che scorre da una e dall’altra, c’è l’albero della vita che produce dodici frutti, dando un frutto per ogni mese; e le sue foglie servono da farmaco per le nazioni” (Apocalisse 22.1-2)
Visionarietà e limpidezza si fondono.
L’Apocalisse è un genere letterario parallelo alla letteratura neo testamentaria. Ma nessuna apocalisse precedente o seguente ha di questa di Giovanni la forza, la luce, l’autorità.
A un tempo attuale di iniquità, miseria e ingiustizia inflitto per qualsiasi empietà commessa succederà l’ora del trionfo della giustizia. Il tema della giustizia finale e definitiva è la costante di questi componimenti come lo è del pensiero e dell’animo dell’ebraismo. Varie apocalissi di metodo e sciola differenti. Ma un punto in cui convergono tutte c’è: la contrapposizione tra i tempi catastrofici della storia umana e lo splendore dell’eternità in cui matura la vittoria di cristo, il Regno, la salvazione.
******
Libertà e destino. L’uomo senza illusioni mondane ma con accresciuta responsabilità in vista di un rapporto non sindacale col divino come il Sisifo di Albert Camus che scopre in cima alla collina dove è condannato a portare il masso che tutte le volte ricade e che ogni volta deve spingere in alto, senza fine e inutilmente, scopre riflesso nella roccia da un raggio di sole il proprio volto di uomo e comprende che lo scopo è quello, è lui stesso, è il modo e non il fine in sé. Ed è felice.
Per seguire il dialogo tra Mons. Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, Rav. David Elia Sciunnach, Assistente del Rabbino capo di Milano e coordinato da Armando Torno, nella Biblioteca del Centro internazionale di Brera il 20 giugno 2023: https://www.radioradicale.it/scheda/701447
Golda Meir e Harry Truman, Cavour e Lincoln, Nelson Mandela e Václav Havel. Dal confronto di queste figure, forgiate ed emerse dalla lotta politica, riconosciamo quale sia la vera forza della buona leadership: la disposizione a voler imparare a diventare leader; la fedeltà a una causa; la capacità di delega contro ogni narcisistico accentramento; l’abilità di pianificare senza affidarsi alle proprie intuizioni; saper giocare di sponda – e sporco, se necessario; il rispetto degli avversari; la dissidenza come scintilla dell’azione trasformativa.
Al Centro Internazionale di Brea con l’eurocommissario all’Economia Paolo Gentiloni, il politologo Angelo Panebianco e l’Autore del volume, Antonio Fuciniello.
“Sono sul lato degli ottimisti dice , Paolo Gentiloni nella conferenza del Centro Brera sul tema “Leadership per forza”, titolo del nuovo libro edito da Rizzoli. “«Le persone che chiamiamo “leader” hanno un campo visivo più sviluppato di noi “follower”. La mostruosità della leadership comincia da qui: da questi occhi enormi e deformi, simili a quelli delle mosche, che vedono in lungo e vedono in largo. È una dote innata, ma che soltanto pochissimi riescono a maturare in talento, attraverso una lunga pratica e incessanti esercizi.», scrive l’Autore.
Ripete Gentiloni: “ Sono dal lato degli ottimisti. Se guardiamo al confronto tra Democrazia e Autarchia negli ultimi 10 anni non penso che ce la faranno”.
E in risposta ad Angelo Panebianco che, viceversa, vede più chance per i regimi autocrati “poiché debbono badare solo a due cerchi attorno al leader, quello dei suoi fedeli e quello dei grand commis, entrambi oggetto di interesse per il nemico, ma facilmente controllabili” , il Commissario Gentiloni replica che la apparente fragile dinamica della democrazia paradossalmente complica le cose a chi intende creare una leadership permanente attorno al proprio gruppo di potere, per la medesima ragione, ma inversa, di quella sostenuta da Panebianco: ovvero che il ricambio che sorge dall’opinione pubblica rende difficile l’Autoritarismo autarchico. “C’è la crescita demografica della Cina – afferma – ma non basta per vedere una prevalenza dei segni autoritari sul Mondo”.
Tuttavia il peso dell’Europa si è ridotto. “Adesso si sta discutendo con gli Americani come mettere mano all’architettura mondiale dopo Bretton Wood. Il rischio è non cambiare: la Banca di sviluppo dei Brics è guidata da un dirigente del Brasile e fa molte operazioni al di fuori dell’area del dollaro. Il G7 si sta facendo carico di una riforma dell’architettura finanziaria. Potremmo avere anche altri modelli democratici”.
«Le persone che chiamiamo “leader” hanno un campo visivo più sviluppato di noi “follower”. La mostruosità della leadership comincia da qui: da questi occhi enormi e deformi, simili a quelli delle mosche, che vedono in lungo e vedono in largo. È una dote innata, ma che soltanto pochissimi riescono a maturare in talento, attraverso una lunga pratica e incessanti esercizi.» È da questi occhi, o meglio dalla capacità di osservazione che sono capaci di esercitare, che prende avvio l’analisi di Antonio Funiciello, già capo di gabinetto dei presidenti del Consiglio.
Un’analisi che non rincorre alcun mito del leader forte, ma che dichiara l’assoluta necessità della leadership per affrontare le sfide attuali. Per tracciare una sorta di ritratto del leader assente, Funiciello prende in esame tre coppie di politici del passato: Golda Meir e Harry Truman, Cavour e Lincoln, Nelson Mandela e Václav Havel. Dal confronto di queste figure, forgiate ed emerse dalla lotta politica, riconosciamo quale sia la vera forza della buona leadership: la disposizione a voler imparare a diventare leader; la fedeltà a una causa; la capacità di delega contro ogni narcisistico accentramento; l’abilità di pianificare senza affidarsi alle proprie intuizioni; saper giocare di sponda – e sporco, se necessario; il rispetto degli avversari; la dissidenza come scintilla dell’azione trasformativa. Oltre alle figure del passato, l’autore mette a fuoco alcune qualità di leader che ha avuto modo di osservare da vicino. A fare da apripista in questo avvincente racconto, il leader riluttante per eccellenza, Mosé: colui che guida un popolo nel deserto dell’incertezza, lasciando in eredità ai suoi seguaci – e anche ai suoi detrattori – quella Terra Promessa in cui lui non metterà mai piede. Potenza della vera leadership.
«Le persone che chiamiamo “leader” hanno un campo visivo più sviluppato di noi “follower”. La mostruosità della leadership comincia da qui: da questi occhi enormi e deformi, simili a quelli delle mosche, che vedono in lungo e vedono in largo. È una dote innata, ma che soltanto pochissimi riescono a maturare in talento, attraverso una lunga pratica e incessanti esercizi.» È da questi occhi, o meglio dalla capacità di osservazione che sono capaci di esercitare, che prende avvio l’analisi di Antonio Funiciello, già capo di gabinetto dei presidenti del Consiglio.
Un’analisi che non rincorre alcun mito del leader forte, ma che dichiara l’assoluta necessità della leadership per affrontare le sfide attuali. Per tracciare una sorta di ritratto del leader assente, Funiciello prende in esame tre coppie di politici del passato: Golda Meir e Harry Truman, Cavour e Lincoln, Nelson Mandela e Václav Havel. Dal confronto di queste figure, forgiate ed emerse dalla lotta politica, riconosciamo quale sia la vera forza della buona leadership: la disposizione a voler imparare a diventare leader; la fedeltà a una causa; la capacità di delega contro ogni narcisistico accentramento; l’abilità di pianificare senza affidarsi alle proprie intuizioni; saper giocare di sponda – e sporco, se necessario; il rispetto degli avversari; la dissidenza come scintilla dell’azione trasformativa. Oltre alle figure del passato, l’autore mette a fuoco alcune qualità di leader che ha avuto modo di osservare da vicino. A fare da apripista in questo avvincente racconto, il leader riluttante per eccellenza, Mosé: colui che guida un popolo nel deserto dell’incertezza, lasciando in eredità ai suoi seguaci – e anche ai suoi detrattori – quella Terra Promessa in cui lui non metterà mai piede. Potenza della vera leadership.
«Le persone che chiamiamo “leader” hanno un campo visivo più sviluppato di noi “follower”. La mostruosità della leadership comincia da qui: da questi occhi enormi e deformi, simili a quelli delle mosche, che vedono in lungo e vedono in largo. È una dote innata, ma che soltanto pochissimi riescono a maturare in talento, attraverso una lunga pratica e incessanti esercizi.» È da questi occhi, o meglio dalla capacità di osservazione che sono capaci di esercitare, che prende avvio l’analisi di Antonio Funiciello, già capo di gabinetto dei presidenti del Consiglio.
Un’analisi che non rincorre alcun mito del leader forte, ma che dichiara l’assoluta necessità della leadership per affrontare le sfide attuali. Per tracciare una sorta di ritratto del leader assente, Funiciello prende in esame tre coppie di politici del passato: Golda Meir e Harry Truman, Cavour e Lincoln, Nelson Mandela e Václav Havel. Dal confronto di queste figure, forgiate ed emerse dalla lotta politica, riconosciamo quale sia la vera forza della buona leadership: la disposizione a voler imparare a diventare leader; la fedeltà a una causa; la capacità di delega contro ogni narcisistico accentramento; l’abilità di pianificare senza affidarsi alle proprie intuizioni; saper giocare di sponda – e sporco, se necessario; il rispetto degli avversari; la dissidenza come scintilla dell’azione trasformativa. Oltre alle figure del passato, l’autore mette a fuoco alcune qualità di leader che ha avuto modo di osservare da vicino. A fare da apripista in questo avvincente racconto, il leader riluttante per eccellenza, Mosé: colui che guida un popolo nel deserto dell’incertezza, lasciando in eredità ai suoi seguaci – e anche ai suoi detrattori – quella Terra Promessa in cui lui non metterà mai piede. Potenza della vera leadership.
Mercoledì 21 Giugno 2023 | Ore 18.30
Aldo Bottini, Alberto Orioli, Alessia Cappello, Tommaso Nannicini
Modera: Massimo Ferlini
La pandemia ha cambiato il modo di lavorare ma ha indotto una percezione nuova del valore lavoro: non il lavoro per vivere, né tantomeno vivere per lavorare, ma piuttosto cercare un lavoro che abbia significato per sé e per la società. Resta il fatto che il lavoro intreccia il rapporto tra le generazioni, lo scambio dei saperi, la dialettica dell'innovazione, la cultura della gerarchia, il rapporto tra talento e necessità sociali: non è una semplice attività umana, bensì è la quintessenza dell'essere umani. Il lavoro intreccia il rapporto tra le generazioni, lo scambio dei saperi, la dialettica dell'innovazione, la cultura della gerarchia, il rapporto tra talento e necessità sociali: non è una semplice attività umana, bensì è la quintessenza dell'essere umani.
La pandemia ha cambiato il modo di lavorare ma ha indotto una percezione nuova del valore lavoro: non il lavoro per vivere, né tantomeno vivere per lavorare, ma piuttosto cercare un lavoro che abbia significato per sé e per la società. Resta il fatto che il lavoro intreccia il rapporto tra le generazioni, lo scambio dei saperi, la dialettica dell'innovazione, la cultura della gerarchia, il rapporto tra talento e necessità sociali: non è una semplice attività umana, bensì è la quintessenza dell'essere umani. Il lavoro intreccia il rapporto tra le generazioni, lo scambio dei saperi, la dialettica dell'innovazione, la cultura della gerarchia, il rapporto tra talento e necessità sociali: non è una semplice attività umana, bensì è la quintessenza dell'essere umani.
La pandemia ha cambiato il modo di lavorare ma ha indotto una percezione nuova del valore lavoro: non il lavoro per vivere, né tantomeno vivere per lavorare, ma piuttosto cercare un lavoro che abbia significato per sé e per la società. Resta il fatto che il lavoro intreccia il rapporto tra le generazioni, lo scambio dei saperi, la dialettica dell'innovazione, la cultura della gerarchia, il rapporto tra talento e necessità sociali: non è una semplice attività umana, bensì è la quintessenza dell'essere umani. Il lavoro intreccia il rapporto tra le generazioni, lo scambio dei saperi, la dialettica dell'innovazione, la cultura della gerarchia, il rapporto tra talento e necessità sociali: non è una semplice attività umana, bensì è la quintessenza dell'essere umani.
La presentazione dell’Apocalisse è la preziosa anteprima di BreraLibri. BreraLibri è la prima rassegna all'interno di una serie di progetti, che spazieranno dalla musica, alla poesia, al teatro, alla moda e al design, che saranno sempre accompagnati da momenti conviviali legati alla cultura del vino, dell'aperitivo e alla convivialità in generale, e che nella volontà della nuova direzione artistica vogliono proporre il Centro Brera sempre di più come spazio e luogo di incontro fondamentale della vita culturale cittadina.
APOCALISSE, RIVELAZIONE DI GESU’ MESSIA
A cura di Gianantonio Borgonovo
Ed. Metteliana - 2023
PREFAZIONE DELL’EDITORE di Paolo Mettel
“Da decenni - non sto mentendo - ho inseguito l’Apocalisse di Giovanni, ovvero la Rivelazione di Gesù Messia perché l’ho sempre percepito come il libro più impenetrabile e oscuro della Bibbia cristiana. Assai ardua mi è sempre sembrata la ricerca di un punto di partenza, della finalità ed è il baricentro di uno scritto che mi appariva, ad ogni rilettura, fuori dalla mia possibilità di comprensione e dai miei interessi.
Avrei desiderato trovare una chiave interpretativa per iniziare, in qualche modo, almeno per poter cominciare a entrare in questo tempio letterario di luminosità troppo oscura: ogni volta che mi accingevo a leggerlo, ne uscivo avvilito, avvertendo che il rotolo mi rimaneva sempre sigillato e quindi rattristato, lo rimettevo da parte.
Con questi sentimenti nel cuore tanti anni fa decisi che forse, per quanto ingenuo potessi apparire, sarebbe stato opportuno visitare l’isola di Patmos. Il ricordo di quella visita alla caverna dove si dice Giovanni ebbe la sua visione, rimane tuttora vivo in me e sempre ricco di riverberi emotivi difficili da dimenticare, anche se da allora sono passati ormai non pochi anni.
Senza dubbio quella camminata nella grotta della rivelazione di Gesù Messia produce in me la decisione di chiedere a Mario Luzi un suo intervento anche sull’Apocalisse considerato che per la realizzazione dei “Il nuovo testamento. Nuovamente tradotto” avevo già avuto il suo benestare a stendere una introduzione al Vangelo secondo Giovanni.
Entrambi i contributi ho voluto che fossero presenti nell’opera che oggi presentiamo discutendo con Mario, grande amico e inarrivabile poeta, In qualche modo riuscii a capire qualcosa di più dell’Apocalisse. Tuttavia oggi finalmente con la traduzione dell’amico Gianantonio Borgonovo arciprete del Duomo di Milano, questo percorso di ricerca, difficile, complesso, magistrale ma illuminante, ha preso forma e corpo letterario e l’Apocalisse, Rivelazione di Gesù Messia è divenuto un testo della Metteliana.
Le pagine che il lettore si troverà davanti sono sì ardue, a volte difficili, altre volte intricate per i molti riferimenti pieni di dottrina. Ma il testo di Giovanni richiede tutto questo e alla fine il lettore sono certo, avrà un sentiero magistralmente tracciato per comprendere la singolare grandezza di un libro scritto da un credente giudeo-cristiano che pensa ancora in ebraico ma scrive in greco e che ha visto l’unico vero Re degno di questo nome che sta al centro di tutta la storia umana: non l’imperatore, né tantomeno uno dei sette re della dinastia Erodiana, in alleanza diabolica con l’impero romano e il sacerdozio del Tempio di Gerusalemme: ma di Gesù di Nazareth il figlio dell’Uomo crocifisso e risorto.
Ho scelto che l’opera accanto alla traduzione, alle note che la accompagnano, preceduta e seguita dai due contributi di Mario Luzzi di venerata memoria, fosse completata da un ricco apparato iconografico affidato alla mano esperta e ispirata di Omar Galliani, studiata e presentata da Giovanni Gazzaneo.
Data l’importanza del libro, non passi infine inosservata la carta speciale utilizzata: puro cotone, degnamente filigranata dalle cartiere Amatruda che sono si superate nel produrla proprio in questo tempo di avversità e di guerra.
È anche questo un segno che la vittoria dell’Agnello ritto e immolato (Ap. 5,6) permane sempre il vittorioso nonostante tutto lui beve”
La presentazione dell’Apocalisse è la preziosa anteprima di BreraLibri la nuova rassegna culturale dedicata alle più interessanti novità editoriali del panorama letterario, filosofico e artistico italiano e internazionale. Proposte che coinvolgeranno importanti esponenti di questo scenario, pronti a sollecitare nuove attenzioni e nuovi pensieri.
La rassegna, fortemente voluta dalla nuova direzione artistica del Centro Brera di Milano, affidata a Federico Sangalli, si svolgerà nella stagione 2023/2024 e avrà cadenza mensile a partire dal prossimo settembre con incontri, sempre coordinati da Armando Torno, previsti alle ore 18/18.30.
BreraLibri è la prima rassegna all'interno di una serie di progetti, che spazieranno dalla musica, alla poesia, al teatro, alla moda e al design, che saranno sempre accompagnati da momenti conviviali legati alla cultura del vino, dell'aperitivo e alla convivialità in generale, e che nella volontà della nuova direzione artistica vogliono proporre il Centro Brera sempre di più come spazio e luogo di incontro fondamentale della vita culturale cittadina.
APOCALISSE, RIVELAZIONE DI GESU’ MESSIA
PENSIERI LEGGENDO
Da un testo introduttivo di Mario Luzi al Volume “Apocalisse, rivelazione di Gesù Messia” a cura di Gianantonio Borgonovo, ripreso nelle parti scelte e commentato in chiusura.
La profezia, la escatologia di cui anche l’Apocalisse fa parte erano misure e forme intrinseche alla mente religiosa e anche al gusto letterario della tradizione veterotestamentaria ed è stato osservato come trabocchino episodicamente anche nel Nuovo Testamento.
Quanto per un lettore moderno, sia pure predisposto, si risolve in una pura fantasmagoria sacra, oppure contiene ammonimenti e avvisi?
Di sicuro il testo che abbiamo di fronte assume una eccezionalità lampante, ma proviene da una tradizione letteraria ancora viva ai tempi di Gesù.
Nell’Apocalisse siamo continuamente posti di fronte a figurazioni.
La prospettiva temporale applicata all’Apocalisse non regge, slitta, sfugge da ogni parte. Non è omogenea con il singolare tenore del profetare secondo la misura coerente del tempo umano.
Tuttavia c’è un clima di grande inquietudine, di timore, di attesa spaventata dal giudizio; nonché una minaccia catastrofica che incombe come un ordine punitivo negli avvenimenti. Difficile ritenere tutto questo una necessaria affermazione del Dio vittorioso.
Che cosa si vuole disvelato e nello stesso tempo occultato all’uomo mediante questa profezia? L’uomo è chiamato in causa come spettatore di un trionfo e di un potere sovrumano. Eppure questa primaria ostensione di gloria e di di forza lo concerne direttamente come oggetto della sua autorità e giudizio: l’Umanità è l’elemento vile su cui si rovesciano calamità e castighi.
Si può presumere che il fine dell’Apocalisse sia l’affermazione di una grande disparità tra il divino e l’umano.
Solo se riusciamo a tenere stretto questo nesso tra il pericolo imminente e le offerte di scampo, il testo dell’Apocalisse può avere presa su di noi. Esso non è commemorativo, non è incitativo, ma trasfigura una situazione permanente dell’uomo mortale.
Perché l’umanità deve subire tante prove? Qual è il debito degli uomini, che cosa debbono espiare? Questo è il grumo oscuro che è difficile sciogliere: siamo associati al dramma del mondo, siamo chiamati a farne parte? O dobbiamo per meraviglia assistere a una definitiva vittoria?
Così inteso ben poco rimane di “apocalittico” nella nostra corrente accezione di “apocalisse”, che intendiamo comunemente come catastrofe., ma che ora possiamo vedere come promessa e consolazione. Rivelazione di un destino oltre la storia.
L’apocalisse che abbiamo vissuto nel secolo scorso, nelle sue varie fasi, non ci dice granchè in quanto a svelamento, ed è anche troppo banale come prefigurazione del futuro. Abbiamo visto soprattutto la distruzione dell’uomo come creatura; la sua cancellazione come entità distinta, la sua nulificazione come individuo in sé compiuto e dunque la sua riduzione a numero, la sua svalutazione totale come essere vivente. Lo abbiamo visto nella massificazione; lo abbiamo visto nel genocidio nazista; nell’universo concentrazionario sovietico.
In questo senso l’uomo nell’occhio del ciclone è forse il meno idoneo a ricevere il conforto e l’ammonimento della profezia che lo riguarda. Di riflesso nasce il sospetto che la profezia non lo riguardi e che la grande ostensione sia nel Cielo per i celesti e sia al termine di una contesa capitale in cui il Male sia stato vinto e a Satana rimanga un forte ma angusto potere.
L’eccezionalità dell’Apocalisse infatti è l’effetto dell’enfasi di prodigi e aspettative impliciti nella religione come tale.
C’è da tener conto di una predilezione profetica della mente israelitica, di cui un filone è particolarmente caro alla sensibilità e alla fantasia degli Ebrei, tuttavia si entra nel religioso, forse nel religioso al quadrato quando sprofondiamo nelle pagine dell’uomo di Patmos.
Il paradosso che colpisce la nostra mentalità occidentale, è che lo svelamento inerente alla nozione stessa di apocalisse si sviluppi in una serie di visioni da decifrare.
Eppure questa fusione di manifestato e occultato entra nella Poesia dell’Europa a partire da Dante, che non la riesuma, ma ne prolunga la tradizione poco divulgata ma costante nella cultura religiosa.
Qual è il tema, qual è il contenuto dello “svelamento” giovanneo? Quali i vari argomenti dell’allegoria? Che lo spirito è all’erta, la realtà è subdola, l’Ordine e Superiore comunque.
La natura profetica è metamorfica, nessuna visione è ferma nelle sue immagini. Tutte traboccano di significazione simbolica e trapassano ciascuna a quella successiva.
L’anima in questo testo è il mutamento più che la rappresentazione.
“L’Angelo mi mostrò il fiume d’acqua della vita, limpido come il cristallo che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla pazza della città e al fiume che scorre da una e dall’altra, c’è l’albero della vita che produce dodici frutti, dando un frutto per ogni mese; e le sue foglie servono da farmaco per le nazioni” (Apocalisse 22.1-2)
Visionarietà e limpidezza si fondono.
L’Apocalisse è un genere letterario parallelo alla letteratura neo testamentaria. Ma nessuna apocalisse precedente o seguente ha di questa di Giovanni la forza, la luce, l’autorità.
A un tempo attuale di iniquità, miseria e ingiustizia inflitto per qualsiasi empietà commessa succederà l’ora del trionfo della giustizia. Il tema della giustizia finale e definitiva è la costante di questi componimenti come lo è del pensiero e dell’animo dell’ebraismo. Varie apocalissi di metodo e sciola differenti. Ma un punto in cui convergono tutte c’è: la contrapposizione tra i tempi catastrofici della storia umana e lo splendore dell’eternità in cui matura la vittoria di cristo, il Regno, la salvazione.
Libertà e destino. L’uomo senza illusioni mondane ma con accresciuta responsabilità in vista di un rapporto non sindacale col divino come il Sisifo di Albert Camus che scopre in cima alla collina dove è condannato a portare il masso che tutte le volte ricade e che ogni volta deve spingere in alto, senza fine e inutilmente, scopre riflesso nella roccia da un raggio di sole il proprio volto di uomo e comprende che lo scopo è quello, è lui stesso, è il modo e non il fine in sé. Ed è felice.
Per seguire il dialogo tra Mons. Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, Rav. David Elia Sciunnach, Assistente del Rabbino capo di Milano e coordinato da Armando Torno, nella Biblioteca del Centro internazionale di Brera il 20 giugno 2023: https://www.radioradicale.it/scheda/701447
I primi successi internazionali di Alba de Céspedes iniziarono nel 1939: “Nessuno torna indietro” venne tradotto in 22 paesi e 18 lingue. A oltre 70 anni dalla prima uscita di “Dalla parte di lei” e “Quaderno proibito” la voce della scrittrice italo-cubana torna ad essere tradotta e riscoperta grazie all’interesse e al lavoro di editor, traduttori, scout e case editrici in tutto il mondo.
Le prime pubblicazioni, la censura, l’opposizione al regime e l’impegno in «Mercurio», il legame con Mondadori: la memoria e l’opera di Alba de Céspedes, il cui archivio e la biblioteca personale sono conservati in FAAM dal 2009, restituiscono il ritratto di una donna, scrittrice e intellettuale in un mondo in cui il potere editoriale e culturale era ancora esclusivamente maschile.
Un incontro che ripercorre la figura di Alba de Céspedes attraverso le dinamiche e le vicende editoriali che oggi hanno riportato i suoi romanzi nelle librerie di tutto il mondo.
Ne discutono Alessandra Bastagli, editorial director Astra House; Emanuela Canali, agente letterario Tizian&Canali Agenzia Letteraria; Luisa Finocchi, vice presidentessa Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori; Julia Nannicelli,Editor domaine italien & bassin méditerranéen Editions Gallimard.
Nate dalla leggenda e diventate icone, le Teste di Moro in ceramica di Caltagirone sono oggetto simbolo della Sicilia grazie alla loro forza rappresentativa, e forse è proprio la capacità di racchiudere l’affascinante complessità di quest’isola che le ha rese icone nel design e nella moda.
Le 21 teste di moro femminili ideate da Vanessa Semaino e realizzate in collaborazione con la maestra-ceramista Francesca Panforte del laboratorio storico Ligama, nel siracusano, sono espressione di un percorso introspettivo dell’artista che mette in relazione le sue origini siciliane con l’esperienza professionale maturata nel campo della moda. Le teste firmate Surulit (dal nome dei figli Susanna, Roberto e Luigi), sono reinterpretate dalla Semaino con un linguaggio fresco e contemporaneo, un gusto ultra barocco alla Versace e alla Dolce Gabbana, marchi per i quali ha lavorato. Attraverso il tema dei “Sette Peccati Capitali” che affronta con decisione, sincerità e con un linguaggio visivo di immediata leggibilità, l’artista indaga alcuni fenomeni di drammatica attualità che ora stanno a cuore, come per esempio la violenza sulle donne, la depressione e le persone con una individualità transgender.
Brunner ha presentato il primo risultato della nuova collaborazione di design con il rinomato studio svizzero di architettura e design oï: foild. L'allestimento del nuovo schermo ha creato accenti emozionanti nella sede di Brunner e ha fornito un'anteprima del design di una sala altamente flessibile.
Un progetto innovativo in campo clinico promosso dall’Istituto di Fisica e dalla Facoltà di Medicina di Milano. Grazie all’installazione "tailor-made organs" nata dalla collaborazione con gli architetti Aldo Maiocchi (Studio Aldo Maiocchi) e Riccardo Nemeth (studio RNA - Riccardo Nemeth Architecture) e realizzata con il laboratorio "Miocugino", grazie al contributo di Trendiest Media, PlusValue, All Projects, Acone Associati, il progetto europeo T-Factor.
PRINTMED-3D – questo il nome del progetto PRINTMED-3D di ricerca scientifica e tecnologica multidisciplinare per la formazione avanzata in ambito medico e chirurgico – è un progetto di innovazione digitale per gli Istituti Clinici finanziato da Regione Lombardia nell'ambito della Call Hub Ricerca e Innovazione (POR-FESR 2014-2020 )che- nasce dall’incontro di due ricercatori dell’Università degli Studi di Milano: Paolo Milani, Professore Ordinario di Struttura della Materia e Direttore del Centro Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturati (CIMaINa), e Gian Vincenzo Zuccotti, Professore Ordinario di Pediatria Generale e Specialistica e Presidente del Comitato di Direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Attraverso nuovi processi di stampa additiva di materiali polimerici innovativi si perme di realizzare modelli di organi umani elaborati a partire dai reali dati del paziente (TAC e risonanze) con caratteristiche meccaniche e funzionali simili a quelle dei corrispettivi naturali.
Utilizzati in ambienti di realtà virtuale immersiva ed aumentata, progettati e sviluppati in-house. I modelli di organi permettono la pianificazione di interventi chirurgici complessi: specializzandi e chirurghi più esperti hanno la possibilità di simulare interventi chirurgici in un ambiente a rischio zero, senza limiti di iterazione, confrontandosi in modo sicuro con ciò che si incontra nel teatro operatorio reale. I risultati sono una pratica medico-chirurgica più sicura per il paziente e migliori esiti operatori a costi sostenibili per il sistema sanitario.
La trama è incentrata sul tema dello sdoppiamento della personalità: un rispettabile dottore londinese, il dottor Jekyll dopo aver sperimentato su se stesso una potente droga di sua invenzione, si trasforma nel terrificante Hide, che incarna il lato malvagio del suo essere. Hyde si macchia così di orrendi delitti, che Jekyll può interrompere solo suicidandosi. Chiude il romanzo la lunga confessione per iscritto del dottore, letta dall’avvocato e amico Utterson.
Perchè proporre questo racconto gotico interpretato da due donne? Per leggere nelle battute di questo capolavoro di Stevenson una nuova chiave di lettura. Non sono due personaggi femminili, ma due attrici alle prese con un ruolo tipicamente maschile. In questo misterioso racconto vogliamo giocare e far divertire il pubblico facendolo entrare nel turbinio di colpi di scena che la storia riserba.
Parole, colore, movimento sono amalgamati con lo srotolare incessante, ma delicato di immagini.
Questa è una retrospettiva artistica, una serata che è stata ideata come un piccolo film dove, gli spettatori non saranno solo spettatori ma potranno avvicinarsi da subito durante la Performance.
Foto, quadri, ricordi che daranno una voce in più per permettere di comprendere, fin nel più intimo, chi sono e cosa voglio.Tutte le opere sono sottoposte a un processo creativo denominato “Vandalizzazione”.
La tecnica di Vandalizzazione, il suo segno distintivo è il raggiungimento del proprio istinto, l’immagine è istinto, l’istinto è immagine, quando vi è allineamento di questi due concetti, si è liberi dai nascosti rigori dell’arte.
Presentazione del Libro: "Sul Baratro" di Marina Valensise
Introduce
Sergio Scalpelli
Intervengono:
-Francesco Cataluccio
-Wlodek Goldkorn
L'istituto Lombardo di Storia Contemporanea è lieto di invitarvi alla proiezione in anteprima del docufilm: "Contagi. le grandi battaglie di Milano"
Introducono:
-Umberto Ambrosoli (Presidente Fondazione Banca Popolare di Milano)
-Ada Gigli Marchetti (Presidente Istituto Lombardo di Storia Contemporanea)
-Sergio Scalpelli (Presidente Centro Brera)
-Eva Cantarella (Giurista e storica del diritto, Università degli Studi di Milano)
Dialoga con Massimo Galli (Infettivologo, Università degli studi di Milano)
Partecipano con l'autore
-Pier Luigi Vercesi
-Ada Gigli Marchetti
Letture di Valera Palumbo
Introduce
-Sergio Scalpelli
Dai simboli del fascismo ai segni lasciati dal colonialismo, dalla toponomastica al cinema e alla letteratura fino a ricorrenze del calendario civile come il Giorno del Ricordo: sull'esempio delle proteste americane, anche in Italia si è diffusa un'ondata di revisionismo nei confronti di protagonisti e avvenimenti del passato considerati politicamente scorretti. Un'indignazione che chiede la cancellazione di targhe stradali, memorie, film, dipinti che non rispondono ai canoni etici attuali. I Sentinelli e altri gruppi, versione italiana dei social justice warrior, attaccano le statue che rimandano a capitoli di storia controversi e a personaggi che hanno agito secondo lo spirito del tempo cui appartenevano. Ma le conseguenze talvolta sono paradossali. Dino Messina racconta, in un saggio ricco di storie e polemiche, gli eccessi e i rischi di questa mano di vernice rossa con cui si vogliono imbrattare la statua di Indro Montanelli ai giardini comunali di Milano, l'architettura dell'Eur e molte altre tracce del nostro passato. Se si è arrivati a correggere opere artistiche rinascimentali, e a censurare la Commedia di Dante, che fare allora della statua dei «Quattro Mori» a Livorno o di quella dell'esplorato - re Vittorio Bottego davanti alla stazione di Parma? I neoborbonici propongono di chiudere il museo dedicato al «razzista» Cesare Lombroso e «disarcionare» il generale Enrico Cialdini. Ma le asperità del passato non si possono nascondere e la complessità della storia non obbedisce alle ipersensibilità del presente.
L'opera è prodotta da
Anele, Rai fiction e Fondazione Arnaldo e Arnoldo Mondadori.
Prodotto da Gloria Giorgianni
Regia di Francesco Miccichè
Con Michele Placido
Intervengono con l'autore
Domenico Quirico giornalista e autore
Liliana Faccioli Pintozzi caporedattrice esteri per Sky tg24
È nell’Artico dove si sente piú forte l’eco dei cannoni che tuonano in Ucraina. È dove Nato e Russia si sono dati appuntamento per il duello finale. Era considerato l’ultima delle ultime frontiere e ora è il fronte piú caldo. È il grande convitato di pietra del nostro tempo, in apparenza estraneo alla dissoluzione dell’ordine mondiale in atto, in realtà al centro di tutto. La Guerra bianca è già tra noi, e il dominio dell’Artico è la vera posta in gioco. Quando Joe Biden prevede un «possibile conflitto» con la Russia sul controllo dell’Artico, per Vladimir Putin è un’esplicita dichiarazione di guerra: «Spaccheremo i denti a chiunque pensi di sfidare la nostra sovranità. L’America sappia che non c’è Russia senza Artico e non c’è Artico senza Russia». Marzio G. Mian è tra i pochi reporter internazionali a raccontare da anni sul campo l’epocale trasformazione della regione polare innescata dal cambiamento climatico, e a documentare come lo scioglimento dei ghiacci abbia scatenato la contesa per la conquista dell’unica area del mondo ancora non sfruttata e che nasconde quelle risorse di cui il mondo è piú affamato: idrocarburi, minerali preziosi, pesce, nuove rotte strategiche. In questo libro-inchiesta, con le sue esplorazioni dalla Čukotka alla Groenlandia, dall’Alaska al Mare di Barents, dallo Stretto di Bering al Mar Bianco, Mian svela come, dopo il 24 febbraio 2022, il Grande Nord sia l’epicentro dello scontro. Il «quinto oceano» – nato da un riscaldamento che lassú è quattro volte quello del resto del pianeta – con le sue gigantesche riserve di petrolio e gas è cruciale per l’offensiva neo-imperiale della Russia che, nell’Artico europeo, l’area piú militarizzata del globo, ha concentrato sommergibili e arsenali nucleari. «L’Artico è il bancomat di Putin, per noi è intollerabile», dicono al Dipartimento di Stato. L’escalation è accelerata dall’entrata di Finlandia e Svezia nell’Alleanza atlantica. La Nato s’espande a nord nel momento in cui gli Stati Uniti dichiarano l’Artico «priorità per la sicurezza internazionale». Reportage in presa diretta, fatto di storie e testimonianze esclusive, Guerra bianca mostra anche come la Cina – a cui Mosca è condannata ad affidarsi per arginare gli effetti delle sanzioni nel settore energetico – nell’Artico sia già partner militare della Russia, con la flotta, i satelliti e i radar. Le armi sono spianate per la rapina del secolo. Per contrastare il monopolio cinese delle terre rare (gli elementi fondamentali per le tecnologie mili - tari e l’energia verde), gli Usa colonizzano la Groenlandia, con Bill Gates e Jeff Bezos in prima fila nello sfruttamento di uno dei piú grandi giacimenti. Proprio nell’isola che si sta sciogliendo provocando l’innalzamento degli oceani. Nella Guerra bianca, l’Artico è già il grande sconfitto. Quel che è certo è che il nuovo ordine mondiale si decide oltre il Circolo polare». Anton Vasiliev, ex ambasciatore russo in Islanda «Addio, mitica, ultima Thule. Percepita nei millenni lontana come una Luna, l’Artide in meno d’una generazione, con il cortocircuito climatico, è diventata luogo di conquista neo-coloniale».
Intervengono con l'autore
Maria Elena Boschi
Con la partecipazione di
Lisa Noja
Modera
Christian Rocca
Saluto introduttivo di
Marco Sala del Centro Brera
Intervengono con l'autore
Maria Elena Boschi
Con la partecipazione di
Lisa Noja
Modera
Christian Rocca
Saluto introduttivo di
Marco Sala del Centro Brera
Martedì 29 novembre 2022 | Ore 19:00
Analisi dalla Marcia su Roma a Piazzale Loreto tramite i libri
Pier Luigi Vercesi (Corriere della Sera)
dialoga con
-Marco Cuzzi (Università degli Studi di Milano)
-Giovanni Scirocco (Università degli Studi di Bergamo)
Giovedì 24 novembre 2022 | Ore 19:00
Presentazione del Docufilm: "La rete della solidarietà " realizzato dall'Istituto Lombardo di Storia Contemporanea (con il contributo di Fondazione di Comunità Milano e Fondazione Cariplo)
Elisabetta Soglio (Corriera della Sera) Dialoga con
-Edoardo Bressan (Università degli Studi di Macerata)
-Maria Luisa Betri (Università degli Studi di Milano)
-Claudia Sorlini (Fondazione Cariplo)
Introduce: Sergio Scalpelli
Giovedì 17 novembre 2022| Ore 19:30
Presentazione del Libro: "Hexis" di Enzo Pappetti
Questo volume di Enzo Pappetti intende "superare" la forma-libro attraverso l'uso di qr code e grazie alle preziose collaborazioni di Paolo Fresu per la musica, Roberto Minini Merot per i filmati, Elia Schilton per l'interpretazione e Mirella Beraha per i disegni.
Hexis si configura come un opera multimediale unica nel suo genere dove oltre alla parola scritta, musica e video si ibridano per ampliare significati e sensi.
Ne parlano insieme all'autore:
-Sergio Scalpelli
-Paolo Fresu
-Roberto Minini Merot
-Renato Mannheimer
-Sabrina Berra
-Francesco Bevivino
Letture di Elia Schilton
17 Novembre:
Ore 18.30: “Intellettuali e fascismi”
Ore 19:30: “Hexis. Libro ibrido”
18 Novembre
Ore 16:30: “Fumetti per ragazzi”
Ore 18:00: “Rivista letteraria K - Volume 5 Pianeta”
19 Novembre
Ore 10:30 “Immagini senza margine percorsi e generazioni in poesia”
Ore 12:00 “Lavorare in editoria. Professione ghostwriter”
Ore 14:00 “Menestrolley, storie di libri, passione, invenzioni”
Ore 15:30: “”Fare Libri e forme di concorrenza”
Ore 17:00 “Premio internazionale Città di Como. I vincitori della IX edizione e anticipazioni della X edizione”
Ore 19:00 “Problemi con le presentazioni”
20 Novembre
Ore 10:30: “Lavorare in editoria Laboratorio di correzione di bozze”
Ore 12:00 : “Racconti in erba”
Ore 15:00: “Album di famiglia Maestri del ‘900 ritratti dal vivo”
Ore 17:00 “Come le storie ci cambiano la vita”
Ore 19:00: #librinudi “Giacomo Papi: trenta maestri Natalia Ginzburg. Primo Levi, Elsa Morante, Malaparte, Fenoglio o Ortese, ci fanno scoprire il nostro ‘900”
17 Novembre:
Ore 18.30: “Intellettuali e fascismi”
Ore 19:30: “Hexis. Libro ibrido”
18 Novembre
Ore 16:30: “Fumetti per ragazzi”
Ore 18:00: “Rivista letteraria K - Volume 5 Pianeta”
19 Novembre
Ore 10:30 “Immagini senza margine percorsi e generazioni in poesia”
Ore 12:00 “Lavorare in editoria. Professione ghostwriter”
Ore 14:00 “Menestrolley, storie di libri, passione, invenzioni”
Ore 15:30: “”Fare Libri e forme di concorrenza”
Ore 17:00 “Premio internazionale Città di Como. I vincitori della IX edizione e anticipazioni della X edizione”
Ore 19:00 “Problemi con le presentazioni”
20 Novembre
Ore 10:30: “Lavorare in editoria Laboratorio di correzione di bozze”
Ore 12:00 : “Racconti in erba”
Ore 15:00: “Album di famiglia Maestri del ‘900 ritratti dal vivo”
Ore 17:00 “Come le storie ci cambiano la vita”
Ore 19:00: #librinudi “Giacomo Papi: trenta maestri Natalia Ginzburg. Primo Levi, Elsa Morante, Malaparte, Fenoglio o Ortese, ci fanno scoprire il nostro ‘900”
Anche quest’anno il Centro Internazionale di Brera è tra le sedi istituzionali di BookcityMilano23 la manifestazione delle novità librarie promossa in collaborazione con il Comune di Milano.
In questa tabella il programma dei 7 giorni della rassegna ospitata al Centro Brera.
14 NOVEMBRE 0RE 17.00 Primo anno di Nido di Gazza. La rivista letteraria apre le ali sulla città. Con Matteo Parmigiani e Piero Mezzasalma. A cura di Nido di Gazza
15 NOVEMBRE 0RE 17.00 Scrittrici: tutta un'altra storia. Con Donatella Martini, Valeria Palumbo, Giulia Morelli e Johnny Bertolio. A cura di Donne in Quota
14 NOVEMBRE 0RE 17.00 | 14 NOVEMBRE 0RE 19.00 | |
Primo anno di Nido di Gazza. | I no che non ho detto e quelli | |
La rivista letteraria apre le ali | che avrei voluto dire | |
sulla città | Con Camilla Ronzullo (Zelda | |
Con Matteo Parmigiani e Piero | was a writer) e Mattia Insolia | |
Mezzasalma. A cura di Nido di | 15 NOVEMBRE 0RE 18.30 | |
Gazza | L'editore ideale nel | |
15 NOVEMBRE 0RE 17.00 | centenario della casa | |
Scrittrici: tutta un'altra | editrice di Gobetti | |
storia | Con Marta Vicari, Federica | |
Con Donatella Martini, Valeria | Savini e Giorgio Fontana | |
Palumbo, Giulia Morelli e | 16 NOVEMBRE 0RE 18.30 | |
Johnny Bertolio. A cura di | Storie di coraggio e di | |
Donne in Quota | dignità nello sport | |
16 NOVEMBRE 0RE 17.00 | Con Gino Cervi e Joshua | |
Le donne che vissero in un | Evangelista. Modera | |
sogno (e nella letteratura) | Francesco Cataluccio | |
Con Natascia Tonelli e | 17 NOVEMBRE 0RE 15.30 | |
Alessandro Zaccuri | Scrivere di draghi | |
17 NOVEMBRE 0RE 11.00 | Con Marina Lenti | |
Da Ischia L'Arte – DILA APS | ||
A cura dell'Associazione di | ||
Promozione Sociale "Da Ischia | ||
L'Arte – DILA APS" | ||
17 NOVEMBRE 0RE 18.30 | 18 NOVEMBRE 0RE 10.30 | |
Shelf. Il posto dei libri live | Quando le storie corrono sul | |
Con Alessandro Barbaglia e | web: l'antologia Racconti | |
Chiara Sgarbi | nella Rete 2023 | |
18 NOVEMBRE 0RE 12.30 | 18 NOVEMBRE 0RE 18.00 | |
A cosa servono gli archivi? | L’ombra del vulcano | |
Con Federico Valacchi e | Con Marco Rossari e Irene | |
Lorenzo Pezzica | Graziosi | |
18 NOVEMBRE 0RE 16.00 | 18 NOVEMBRE 0RE 18.30 | |
Narratori di memoria | Storie di coraggio e di | |
Con Aleksandar Hemon e | dignità nello sport | |
Helena Janeczek. Modera | Con Gino Cervi e Joshua | |
Andrea Tarabbia. A cura di | Evangelista. Modera | |
Fondazone Arnoldo e Alberto | Francesco Cataluccio | |
Mondadori | 19 NOVEMBRE 0RE 12.30 | |
19 NOVEMBRE 0RE 10.00 | Trasformare ogni possibile | |
Lavorare in editoria. | qui nel più desiderabile degli | |
Laboratorio di correzione | altrove | |
bozze | Con Massimo Giuntoli. | |
Con Elisa Calcagni | Modera Paolo Soraci. Letture | |
19 NOVEMBRE 0RE 14.00 | di Debora Mancini | |
Libri di primo soccorso | 19 NOVEMBRE 0RE 16.30 | |
Con Carolina Capria, Massimo | E se fosse un algoritmo a | |
Ferrone e Mariella Martucci | stabilire che libri dobbiamo | |
19 NOVEMBRE 0RE 18.30 | leggere? | |
Bianciardi 100+1 | Con Ada Gigli Marchetti, Pier | |
Con Luciana Bianciardi, | Luigi Vercesi e Paolo Costa | |
Gabriella D'Ina, Alvaro Bertani | ||
e Federica Albani |
Al link https://www.bookcitymilano.it potete trovare l’intero programma della Manifestazione libraria nelle altre sedi della città.
Lunedì 7 novembre 2022 | Ore 18:30
Presentazione del Libro: "Impressioni di settembre" di Claudio Velardi.
Intervengono:
-Carlo Calenda
-Barbara Carfagna
-Christian Rocca
-Sergio Scalpelli
Per otto minuti al giorno, dal 27 luglio al 23 settembre, Claudio Velardi ha commentato con un ciclo di podcast la fulminea campagna elettorale 2022, mettendo a fuoco le strategie dei suoi protagonisti, e prendendo spunto dalla cronaca per approfondire temi comunicativi, politici, di organizzazione del consenso e di psicologia sociale, oltre a rievocare aneddoti derivanti dalla sua lunga esperienza sul campo. In tempo pressoché reale, e mantenendo la lettera, lo spirito e lo stile propri di un podcast, "Impressioni di settembre" è un libro che racconta, in un diario profondo, lieve e ironico, l'Italia che siamo e quella che stiamo per diventare.Un evento di eccezionale valore ovvero all’incontro di Ernesto Pellegrini con Chris Gardner
Chi sia il nostro Presidente Onorario lo sai già, è quel pioniere che partendo da 250.000 lire ha creato un impero nel campo della ristorazione con 10.000 dipendenti e che ogni sera dona cibo e solidarietà a circa 400 nuovi poveri presso il Ristorante Ruben.
Chi sia Chris Gardner è presto detto: è il protagonista e lo scrittore del libro “La ricerca della felicità” che ha ispirato il film di successo con la regia di Muccino e l’attore Will Smith che probabilmente ricorderai. Divenuto oggi imprenditore famoso, Gardner ha vissuto giorni di intensa povertà, con un figlio a carico e senza una casa dove poterlo crescere, situazione che ha poi risolto con grande energia e capacità. A Milano voleva incontrare giovani sportivi da aiutare e i mondi della solidarietà.
Un evento di eccezionale valore ovvero all’incontro di Ernesto Pellegrini con Chris Gardner
Chi sia il nostro Presidente Onorario lo sai già, è quel pioniere che partendo da 250.000 lire ha creato un impero nel campo della ristorazione con 10.000 dipendenti e che ogni sera dona cibo e solidarietà a circa 400 nuovi poveri presso il Ristorante Ruben.
Chi sia Chris Gardner è presto detto: è il protagonista e lo scrittore del libro “La ricerca della felicità” che ha ispirato il film di successo con la regia di Muccino e l’attore Will Smith che probabilmente ricorderai. Divenuto oggi imprenditore famoso, Gardner ha vissuto giorni di intensa povertà, con un figlio a carico e senza una casa dove poterlo crescere, situazione che ha poi risolto con grande energia e capacità. A Milano voleva incontrare giovani sportivi da aiutare e i mondi della solidarietà.
Presentazione del Libro: "Canti I-VII di Ezra Pound" tradotti ed annotadi da Patrizia Valduga
Intervengono:
-Patrizia Valduga
-Massimo Cacciari
-Carlo Pulsoni
Con la traduzione di una poetessa d'oggi, Patrizia Valduga, eccoci ricondotti alla geniale opera di un autore tra i maggiori e più influenti dell'intero Novecento letterario: i Cantos di Ezra Pound. I cinquant'anni dalla sua scomparsa sono il pretesto per tornare alla «fucina del Gran Fabbro», secondo il titolo del saggio di Giovanni Raboni, qui proposto come introduzione, che ne indica alcune delle linee essenziali. Soprattutto la formidabile inclusività della proposta del poeta americano, capace di instaurare, a differenza di ogni tendenza a un verticale linguaggio lirico assoluto, vivi rapporti con la realtà, rapporti «di integrazione, fecondazione e "corruzione" reciproche», includendo in sé, «nelle proprie strutture formali, quanta più realtà possibile»: un progetto che si è in seguito rivelato decisivo nei percorsi della poesia di varie letterature. Nei Cantos, opera a cui lavorò dal 1917 fino agli ultimi giorni di vita, Pound realizzò una sorta di enciclopedia poetica liberamente costruita. Il testo presenta infatti un tessuto plurilinguistico che affonda le sue radici in un sostrato letterario fatto di opere di ogni tempo e luogo, a partire dai poemi omerici e dai testi dei trovatori, e appare genialmente ricco di assorbite citazioni, nelle quali si compongono in modo organico i registri più vari, dall'aulico al gergale, persino con ideogrammi e inserti da spartiti musicali. Un procedere compositivo divenuto riferimento e modello ineludibile per gran parte della poesia sperimentale (e non solo) nella seconda metà del Novecento anche in Italia. Un capolavoro ineguagliabile, quello di Ezra Pound, al quale con personalità e passione si è dedicata Patrizia Valduga che, sorretta da finezza interpretativa e di gusto e da personali scelte stilistiche e lessicali, ha deciso di riproporne nella nostra lingua i primi sette canti. Troviamo anche, in queste pagine, l'esito dell'approfondito studio compiuto dalla traduttrice sui Cantos, documentato da una sostanziale presenza di note a commento del testo e della traduzione. Un apparato, fondato anche sulla consultazione di importanti e storici contributi di studiosi poundiani, che testimonia quanto l'indagine delle radici dell'opera di Pound e la lettura sistematica delle sue fonti siano state imprescindibili per poter tradurre e offrire un'analisi non superficiale di un testo tanto particolare e complesso, di un poema quanto mai ricco di precisi riferimenti culturali e storici, di elementi strutturali interni che ne rendono ulteriormente denso, multiforme e materico il formidabile e coinvolgente spessore poetico.
Giovedì 20 ottobre 2022 | Ore 18:30
Presentazione del Libro: "La donna che decise il suo destino" di Pier Luigi Vercesi
Intervengono:
-Pier Luigi Vercesi
-Ada Gigli Marchetti
-Maria Luisa Betri
Donna bellissima e indomabile. Figlia del marchese Trivulzio, tra gli uomini più ricchi di Lombardia, a sedici anni sfida la famiglia rifiutandosi di sposare il marito scelto per lei e convola a nozze con il principe Emilio Barbiano di Belgioioso, bello e maledetto, carbonaro e playboy nella Milano degli anni Venti dell’Ottocento. Passano pochi anni e decide di abbandonarlo perché non accetta di essere tradita, dando ovviamente scandalo. La Milano austriaca le sta ormai stretta. Comincia la sua carriera di esule e di finanziatrice di disperate spedizioni patriottiche. A Parigi, dopo aver vissuto qualche anno nell’indigenza perché l’Austria ha sequestrato i suoi beni (la aiuta l’eroe delle due rivoluzioni, il marchese di Lafayette che si innamora di lei), inaugura un salotto frequentato da scrittori, artisti e politici. Molti cadono ai suoi piedi, da Alfred De Musset a Franz Liszt, da Heinrich Heine a Honoré de Balzac, ma lei non va oltre il flirt. L’unica persona a cui si lega è lo storico François Mignet, che con i suoi articoli aveva fatto cadere Carlo X e salire al trono Luigi Filippo, il re borghese. Diventa il punto di riferimento, anche economico, di molti esuli, fonda giornali, collabora alla prestigiosa Revue des deux Monde, è tra le poche persone che si occupano dell’uomo in disgrazia, esule e prigioniero, che diventerà Napoleone III e che poi la deluderà. Si attira le invidie di altre salottiere e di patrioti italiani che vorrebbero si limitasse a scucire quattrini e a non occuparsi di politica. Torna in Italia e riorganizza i suoi possedimenti aprendo scuole per i figli dei contadini. Tutta la nobiltà insorge. Alessandro Manzoni la condanna: «Ma se li facciamo studiare chi coltiverà le nostre terre?». In vista del Quarantotto si traferisce a Napoli e raggiunge Milano subito dopo le Cinque giornate con un contingente di volontari napoletani. Organizza gli ospedali da campo durante la Repubblica Romana. Delusa dalla Francia che tradisce le aspirazioni italiane, si trasferisce in Anatolia, dove organizza una fattoria con criteri socialisti. Fa un viaggio, a cavallo, fino a Gerusalemme. Una notte attentano alla sua vita e rischia di morire. Quando finalmente l’Italia diventa una nazione, lotta perché migliorino le condizioni di vita dei più poveri e anche in questo caso si fa molti nemici. Così la donna che per tutta la vita ebbe il coraggio di battersi sempre per le sue convinzioni, morta esattamente 150 anni fa, si attirò una serie di fantasiose biografie. Vista con gli occhi di oggi, e alla luce delle moltissime lettere ritrovate, si conferma essere quella che forse un solo uomo dell’Ottocento, Carlo Cattaneo, vide: «La prima donna d’Italia».
La traversata inizia a bordo dello Star Ferry, un traghetto dall’aspetto retrò che fa la spola fra Central e la punta della penisola di Kowloon: siamo a Hong Kong, una delle città più emblematiche dell’epoca in cui la Cina intende riprendere il suo antico ruolo di superpotenza. A che costo?
Martedì 24 Maggio 2022 | Ore 18:30
La disinformazione come arma e la rete come campo di battaglia
Perché le riforme non hanno funzionato? Le ragioni sono tante e complesse, ma hanno tutte una comune radice. Non hanno funzionato perché in fin dei conti non le abbiamo volute e così abbiamo scelto di tenerci un sistema disfunzionale. Negli ultimi trent'anni, a prescindere dal colore politico della maggioranza e dall'orientamento dei partiti al potere, tutti i governi hanno sostenuto a gran voce la necessità di «fare le riforme». Roboanti promesse di «semplificazioni, liberalizzazioni, privatizzazioni», stravolgimenti in materia di lavoro, pubblica amministrazione, fisco, industria, pensioni e giustizia civile sono riecheggiati nei programmi dei ministri di turno, eppure, alla resa dei conti, l'Italia ha «pedalato a vuoto o, meglio, camminato in tondo». Sfatando i luoghi comuni di un dibattito che suona ormai come uno stanco ritornello, Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro ricostruiscono la storia delle riforme in ambito economico, dall'avvento della seconda repubblica a oggi. False partenze, cadute rovinose, ritardi ingiustificati hanno rallentato la macchina dello Stato, rendendoci la nazione meno attrattiva per gli investimenti. Per contrastare la sterile «bulimia legislativa» che ci affligge – un frastornante susseguirsi di riforme «tentate, fatte, disfatte, mancate, abrogate» – serve un cambio di passo. Occorre una leadership forte e inclusiva, capace di presentare le riforme come «lo strumento per trasformare l'Italia», e non come misure imposte dall'Europa, da adottare controvoglia. Se la politica, l'informazione e l'opinione pubblica hanno una colpa, è quella di averle ridotte a mero fatto tecnico. Sono, invece, scelte
Venerdì 20 Maggio | Ore 18.30
Intervengono:
-Prof Roberto Mordacci
-Prof Roberto Revello
Discutono con il co-curatore:
-Antonio Cecere
Modera ed introduce:
-Sergio Scalpelli
Un dialogo tra studiosi e intellettuali del bacino mediterraneo, volto a far emergere un pensiero critico comune. Il Mediterraneo non è intenso quale luogo geografico, ma ripensato come spazio e movimento di emancipazione, dove idee, linguaggi e simboli incontrandosi danno origine a una dimensione culturale rinnovata. Il libro, in quanto esperienza di confronto diretto, testimonia l'esistenza del pensiero critico mediterraneo attraverso i contributi di Khadija Ben Hassine, Antonio Cecere, Giovanni Magrì, Halima Ouanada, Fania Oz-Salzberger, Laura Paulizzi.
C’era una volta la vita privata: era il luogo in cui ti provavi vestiti e ti accoppiavi, ti lamentavi del capufficio e violavi gli arresti domiciliari, cucinavi e sanguinavi. Poi sono arrivati i telefoni con incorporato un obiettivo fotografico. «Il bello di questo secolo è che, quando pensi che il senso del pudore sia azzerato, esso ti sorprende scendendo sotto lo zero». L’esibizionismo è diventato non solo normalità, ma diritto; non solo diritto tuo a esporti, ma dovere degli altri di trovarti interessante. La nostra «presa della Bastiglia è la presa della visibilità da parte dei mediocri. L’unico eccezionalismo che tolleriamo è l’eccezionalismo di massa». Nella sua nuova indagine sulle follie contemporanee, Guia Soncini individua alcuni punti chiave di questa religione ombelicale, a cominciare dal momento in cui Chiara Ferragni ha inventato l’economia del sé e risalendo fino a Monica Lewinsky, il cui principale errore fu essere in anticipo su un tempo in cui pretendere attenzione è diritto, dovere, norma e pratica comune. Tra le ingenuità della militanza su internet e l’esibizionismo bipartisan che annulla ogni differenza anche in politica, da Calenda a Salvini, un viaggio nella livella social che rende uguali il calciatore e l’intellettuale, la influencer e la deputata, dove «la merce siamo noi, nessuno si senta escluso». Cercando una risposta alle domande che ci assillano quando siamo merce e vetrina, venditori e prodotti, illusionisti e oltranzisti della trasparenza. Certo che potremmo sottrarci al salire sul palcoscenico, ma tutti hanno una telecamera in tasca, e «se comunque finisce che mi fotografate di soppiatto voi, tanto vale pubblichi la mia vita io».
Lunedì 16 Maggio 2022 | Ore 18:30
Presentazione del libro : “La Linea” di Lucio Pellegrini.
Intervengono: Sara Chiapponi e Paola Jacobbi
Letture di Elena Lietti
Il successo. Questa è la stella polare che orienta le vite di Stelio e Angiòla, che sono qualcosa di più di una coppia e forse anche di una famiglia. Lui è un architetto visionario, lei il suo perfetto completamento. Sono megalomani, fragili e sempre in equilibrio. Almeno fino a che il sogno diventa realtà e l’architetto cinquantenne si trasforma improvvisamente in una star internazionale. Intorno a loro, prima di loro e dopo di loro, i frammenti scomposti di una famiglia che attraversa il Novecento ed esplode nel nuovo millennio. In una villa della cintura romana, nell’Eritrea italianizzata, in un appartamento nel cuore del Marais, nella Venezia nebbiosa dei primi anni settanta e nella platea del vorticoso congresso del Partito socialista del 1989, si diramano i destini dei personaggi di questo romanzo. Anita, la primogenita priva di talenti e ambizioni evidenti, il fratello Tullio, fumettista in costante blocco creativo e schiacciato dal peso della famiglia, la sorella Olivia, efebica, caparbia, incapace di realizzare il suo sogno di diventare una campionessa di tennis. E poi i genitori, gli zii, i compagni di sempre. Lucio Pellegrini racconta la storia di una famiglia borghese in un inferno di aspirazioni, incapacità, invidie e tradimenti, a cavallo fra gli anni di Tangentopoli e gli ultimi fuochi di un “secolo breve” che ha prodotto, quali figli di un Dio minore, generazioni tiepide se non già perse.Mercoledì 11 Maggio 2022 | Ore 18:30
Presentazione del libro: “Rivoglio la mia Milano” di Gabriele Albertini.
Intervengono:
-Gabriele Albertini (Autore)
-Arianna Censi (Assessora alla Mobilità del Comune di Milano)
-Daniela Mainini (Presidente CSGM)
-Sergio Scalpelli (Presidente Linkiesta Club)
-Massimo Tortorella (Giornalista)
Questo libro, che era nato avendo come obiettivo le elezioni del primo cittadino di Milano, alla fine ci fa capire che probabilmente il centrodestra e il capoluogo lombardo hanno perso una grandissima opportunità, quella di essere rappresentati per la terza volta da un Uomo in gamba, onestissimo e capace di ridersi addosso. Merce rara fra i politici italiani di questi tempi.
Intervengono:
-Giulia Pompili (Giornalista de "Il Foglio")
-Antonio Talia: (Giornalista di Radio24)
Moderano:
-Veronica Campogiani (Base Italia)
-Sergio Scalpelli (Centro Brera)
«Una mattina ci siamo svegliati e il Secolo asiatico era diventato il Secolo cinese.» La nuova rivalità tra America e Cina, l’aggressiva politica di Xi Jinping spesso ci portano a vedere l’Asia come un’estensione di Pechino, che fagocita e ruba la scena alle nazioni che la circondano. Eppure il ritorno del Dragone sulla scena mondiale, in buona parte, dipende proprio da loro, dalle economie più sviluppate cui la Cina è legata in modo indissolubile. Non esiste Pechino senza Taipei, non esiste Pechino senza Seul, ma soprattutto non esiste Pechino senza Tokyo. La vicinanza geografica, culturale e storica rende praticamente impossibile interpretare i fatti asiatici di oggi – e di conseguenza quelli americani, europei, mondiali – senza conoscere che cosa succede al di là dei confini del Celeste impero.
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