Il Centro Internazionale di Brera nasce come associazione culturale nel 1973 per iniziativa dell’allora consigliere comunale e neo deputato Bettino Craxi e di altri giovani artisti ed intellettuali milanesi. Nella sua traiettoria successiva il Centro onora il proprio titolo e diviene sempre più di respiro internazionale nelle proprie relazioni.
La sua sede d’origine è nella Canonica della Chiesa di san Carpoforo. La Chiesa era allora in stato di degrado e venne occupata dai movimenti giovanili del ’75-76 che offrirono lo spazio alla ricerca e alla realizzazione di attività innovative estendendo anche al Centro Brera l’opportunità di promuovere sperimentazione sia dei contenuti (cinema, arti visive, teatro) che delle nuove tecnologie di riproduzione artistica. Il Centro poggia la propria storia su una tradizione di natura innanzitutto religiosa e sociale, come realtà intrecciate tra loro, da cui sorge una cultura che rimane costante e che, come si vedrà di seguito, crea una collaborazione tra elitès e popolo di reciproco vantaggio secondo una sensibilità civile che il Centro Brera vuole conservare e valorizzare.
La tradizione vorrebbe San Carpoforo fondata sul luogo di un antico tempio dedicato a una divinità carpofora (ossia portatrice di frutti), molto probabilmente la dea Vesta, dea del fuoco, e trasformato successivamente in chiesa cristiana da Santa Marcellina, sorella del vescovo Ambrogio. L'esistenza della chiesa è accertata come antecedente all’813 d.C. con funzioni di cura delle anime. Fu forse ricostruita più ampia verso l'XI secolo, e dal XII era retta da due sacerdoti, l'uno dei quali amministrava la cura d'anime entro le mura, l'altro fuori.
Secondo i documenti del Dipartimento dei Beni Cultuali della Regione Lombardia (curati dall’archivista Eleonora Saita) la chiesa di San Carpoforo è in funzione fino al 1787.
Il complesso architettonico che comprende la Casa di Marcellina (ricavata dalla pianta del tempio di Vesta), la Chiesa di San Carpoforo e la Canonica, dove oggi è la Biblioteca storica di Critica Sociale all’interno del Centro Internazionale di Brera è collocata all’inizio della direttrice per Como e dunque nell’area di Porta Comasina che così è stata chiamata fino al 1860 quando divenne Porta Garibaldi.
La chiesa divenne un ente della Diocesi come sede parrocchiale e dunque gerarchicamente superiore alle numerose chiese, conventi e templi dell’area, tra i quali San Sempliciano, San Marco, la prima cappella cortense di Maria del Carmine (voluta nel 1400 da Giangaleazzo Sforza con i carmelitani spostati dal Monte Carmelo di Milano, l’attuale castello Sforzesco) e di santa Maria in Brera (che non è scomparsa come spesso si legge, ma di cui rimangono le mura e le volte inglobate all’interno dell’ Accademia di Brera, nell’Aula di Scenografia e con l’abside ancora visibile nel cosiddetto Cortile della Magnolia, sotto l’Osservatorio astronomico).
L’importanza del complesso architettonico riferito a sant’Ambrogio e alla sorella Marcellina di San Carpoforo, sta nella rete di relazioni socio economiche e religiose, molto estese nella popolazione, anche oltre la città di Milano e in particolare verso Como (attraverso la via Comasina).
Da Como giungono la seta, i materiali per costruzioni, prodotti manifatturieri e agricoli che hanno trovato il loro fulcro di riferimento verso Milano nell’antico Borgo di Brera e in San Carpoforo.
A Como, non è una coincidenza, sorge la prima basilica della Diocesi contemporanea nel XI sec e dedicata, come a Brera, a San Carpoforo.
Una linea ideale e molto pratica con importati implicazioni urbanistiche (municipi, canali, strade, santuari). Da san Carpoforo in Brera a san Carpoforo a Como. Questo l’asse su cui si è sviluppata la valorizzazione economico-sociale dal Borgo (all’interno della città e della porta Comasina) che a sua volta ha influito sullo sviluppo della più estesa ed esterna circostante area della Braida, zona acquitrinosa a nord di Milano - separata dal Borgo dal naviglio del Pontaccio - e dove oggi troviamo le tracce nella via del Borgonuovo, nelle cosiddette vie della moda (eredità dell’attività tessile), nel Monte dei Pegni (eredità dell’attività finanziaria) di cui una testimonianza del vecchio nome è tuttora nel titolo di “Biblioteca Braidense”.
Brera, parola che deriva dal tedesco Braida (zona paludosa al di fuori delle mura romane) alla cui rinascita nei secoli successivi (XI-XII sec) ha dato una grande spinta la congregazione degli Umiliati (ex templari detenuti in Germania durante la persecuzione che distrusse l’Ordine, sostituiti dai cavalieri Teutonici) la cui prima casa a Milano è la Rocca fondata dal “Guercio”, ovvero da Giovanni da Baggio, un ricco mercante con vasti possedimenti terrieri. La Rocca del Guercio corrisponde al nucleo edilizio dell’attuale Accademia di Brera.
La seconda Casa fuori città della congregazione degli Umiliati è a Cinisello, dove sorge l’abazia cistercense di Viboldone.
Gli Umiliati si dedicarono secondo la loro regola alla attività produttiva della tessitura e al commercio delle stoffe. A questa traccia cui si potrebbe far risalire il permanere nella zona della tradizione tessile, fino ai nostri giorni. Attività che li rese assai ricchi e influenti a Milano, fino ad avere dal municipio l’incarico di gestire la raccolta delle tasse e (come avveniva a quei tempi secondo un uso romano) di anticipare alle casse demaniali il proprio denaro dietro garanzia di pegno, ma non a interesse (una finanza dissimile da quella fiorentina, veneta, olandese ed ebraica). Gli Umiliati furono all’origine del Monte dei Pegni che venne istituzionalizzato da Ludovico il Moro (Palazzo Cariplo dietro la Scala).
Verso la metà del XVI secolo l'edificio della Chiesa di san Carpoforo subì notevoli modifiche strutturali, che non dovettero lasciarlo in troppo buono stato se poco tempo dopo l'arcivescovo Federico Borromeo ne decise la completa ricostruzione.
Nel 1760 la parrocchia di San Carpoforo si era ridotta tanto da avere ormai un solo parroco, e nel 1787 venne soppressa, divenendo sussidiaria della vicina chiesa di Santa Maria del Carmine, ove furono trasferiti i registri.
In San Carpoforo ebbe sede la Scuola del Santissimo Sacramento, Sant'Antonio Abate e San Michele.
La notizia sembra suffragata dal ritrovamento di un mosaico ritrovato durante uno scavo nel 1811, nella piazzetta antistante, l’attuale via Formentini ove ha sede il Centro Brera.
Di questo periodo forse rimangono le finestre in facciata
Fu rifatta nel XVII sec., su disegno dell'arch. Puttini. Il Torre in questo periodo ci informa di quattro colonne in porfido reggenti il coborio dell'altare maggiore, provenienti da un tempio pagano (ora in deposito al Museo Archeologico). Sotto l'altare c'era una cripta retta da colonne di ceppo.
La parrocchia pare avesse 5 altari. Nel 1754 viene qui battezzato Andrea Appiani (alcune delle sue opere si trovano all’Accademia di Brera) figlio di Antonio e di Marta Liberata, abitanti in zona. Nel 1772 viene soppressa la Confraternita del Rosario, che aveva qui sede.
Durante il Regno d'Italia, Napoleone Bonaparte che aveva istituito il Ministero della Guerra nell’adiacente Palazzo Cusani (1809), apre un varco verso la Canonica, tutt’ora esistente, e chiuso da una porta di legno, per far transitare senza dover uscire nei vicoli esterni l’archivio del Ministero nella Canonica della Chiesa.
All'inizio del 1870, Carlo Tenca, dopo molte insistenze era riuscito a convincere la Municipalità ad istituire l'Archivio Storico Civico, che apre i battenti agli studiosi intorno al 1870-72 nella chiesa sconsacrata. Il primo nucleo, guidato da Cesare Cantù, annoverava nomi noti e meno noti: D'Adda, Portioli, Vignati, Cusani, Intra, Mongeri, De Castro.
Nel 1873 la Società Storica Lombarda viene qui fondata dal gruppo presieduto da Cesare Cantù. Pubblica il primo fascicolo dell’ "Archivio Storico Lombardo".
Nel 1902, il materiale suddiviso con l'Archivio di Stato sarà trasferito al Castello, dove si era trasferita dal 1897 la stessa Società Storica Lombarda.
Alla fine del XX sec. la chiesa versava in stato di abbandono. La situazione è andata progressivamente peggiorando a tal punto che in data 02/11/1999 veniva dichiarata l’inagibilità dell’immobile per l’evidente rischio di cedimento strutturale delle capriate lignee del tetto. L’ufficio tecnico del Comune di Milano si è immediatamente attivato con la redazione di un progetto di recupero conservativo, finalizzato alla messa in sicurezza di tipo definitivo dell’intera copertura. Tali opere risultavano pertanto indispensabili al fine di evitare rischi di pericolosi cedimenti strutturali del tetto con conseguente danneggiamento irrimediabile delle volte ed archi sottostanti, realizzati in cotto.
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